-2 NOTIZIE,2 VITTORIE,SICILIA E CALIFORNIA 2 REGIONI "LIBERATI" NUOVA ERA
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-NOTIZIA 1,SU LA REPUBBLICA:
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Muos di Niscemi, il Tar: pericoloso per la salute, stop ai lavori
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Accolti i ricorsi di Legambiente e associazione No Muos, rigettati tutti gli altri
di FRANCESCO PATANE
I giudici della prima sezione del Tar di Palermo hanno accolto i ricorsi presentati dal comitato regionale di Legambiente e del comitato No Muos contro la realizzazione del Muos, il sistema di comunicazioni satellitari della marina statunitense in fase di ultimazione in Sicilia. Secondo i giudici il sistema sarebbe pericoloso per la salute dei cittadini. La sezione presieduta da Caterina Criscenti ha pubblicato oggi il dispositivo che origina dalla riunione dei cinque ricorsi presentati negli ultimi cinque anni.
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Torri e antenne fino a 150 metri: il Muos è ultimato
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Si tratta dei ricorsi con cui il Comune di Niscemi aveva chiesto
l’azzeramento delle autorizzazioni rilasciate oltre tre anni fa dalla
Regione per la costruzione dell’impianto satellitare (dichiarato
improcedibile), quello del ministero della Difesa contro la revoca delle
autorizzazioni e la sospensione dei lavori voluta dalla Regione lo
scorso 29 marzo 2013 e il conseguente risarcimento (rigettati) quelli di
Legambiente e dell’associazione No Muos Sicilia, in cui si chiedeva
l’annullamento del provvedimento del 24 luglio 2013, con il quale la
Regione revocava i provvedimenti di revoca(la famosa retromarcia di
crocietta)delle
autorizzazioni ambientali del 29 marzo 2013. Il tribunale ritiene
che le installazioni americane siano pericolose per la salute pubblica
perché superano la soglia di attenzione delle emissioni
elettromagnetiche. Dichiarato inammissibile l’intervento
dell’associazione dei Consumatori – Cittadini europei.
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Antenne a tappeto e parabole ecco il Muos visto dall’alto
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1di 12
INSOMMA QUESTA NOTIZIA UNISCE DUE IMPORTATNTI REGIONI AUTONOME DELLA EGEMONIA NUOVA ERA,2 IMPORTANTI VITTORIE SUE,ANCHE PER UNA EFFICACE LOTTA AL TERRORISMO.
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-APPENDICE:IL GIORNO DOPO
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-TITOLARE LA REPUBBLICA:
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L’appello di Obama ai big dell’hi-tech
“Serve Grande Alleanza anti-hacker”
Defezioni eccellenti (Google, Facebook, Yahoo! e Oracle) al meeting presidenziale alla Stanford University di PAOLO PONTONIERE
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-APPENDICE,GLOBALIZAZIONE E MERCATO SI,SICUREZZA NO
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-STESSA NOTIZIA SU LE MONDE:
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Le Monde.fr | 13.02.2015 à 22h27 ,Mis à jour le 13.02.2015 à 22h39 | Par Martin Untersinger .
En savoir plus sur
http://www.lemonde.fr/pixels/article/2015/02/13/cybersecurite-barack-obama-tend-la-main-a-la-silicon-valley-mefiante_4576356_4408996.html#DmUREHl2MFEQh5M4.99
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REAZIONE:IL TEMPO,CHE E’ GENTILUOMO,PASSA E METTE LE COSE A
POSTO:SILICON VALLEY,CALIFORNIA E GLI IMPORTANTI DELLE TELCOMUNICAZIONI
CON LA NUOVA ERA HANNO DETTO NO A OBAMA.NO A SACRIFICARE I MERCATI E LA
GLOBALIZAZIONE PER UNA SICUREZZA INNEFICACE.ALLORA,IN DEFINITIVA NEL
MONDO DELLE TELCOMUNICAZIONI PER OBAMA NE SICUREZZA NE MERCATI.NON C’E’
FIDUCIAL,TUTTI CON LA NUOVA ERA.
-VEDI LA PUBBLICAZIONE ORIGINALE SUL MIO BLOG DEI "FATTI INTERNI":
http://dottgiuseppeciancimino.bloog.it/faites-internes-1continuation-190.html
-E VEDI ANCHE CUA:
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Le Monde.fr | 20.01.2015 à 16h45 , Mis à jour le 20.01.2015 à 18h51 | Par Morgane Tual
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En savoir plus sur http://www.lemonde.fr/pixels/article/2015/01/20/terrorisme-messages-haineux-cazeneuve-veut-responsabiliser-les-geants-du-web_4559817_4408996.html#2B8vh4Xcx71fvHcy.99
-APPENDICE SULLO STESSO SITO:
Cybercriminalité : Cazeneuve veut renforcer la coopération avec les géants du Web
http://dottgiuseppeciancimino.bloog.it/5738.html
-
-VEDI ANCORA:
4 GENNAIO 2015:ABOLIRE LE APP
-TITOLARE LA REPUBBLICA:
Terrorismo, Cameron mette nel mirino WhatsApp & co
“Accesso governativo alle app che criptano contenuti”,di SIMONE COSIMI
-
REAZIONE:”ENTRATE NEL MIO COMPUTER E GUARDATE I MIEI
FAVORITI,VIOLATI LA MIA PRIVACY,IO VI LO PERMETTO” E’ IL FONDAMENTO DI
QUESTO BLOG DEI “FATTI INTERNI”.E VI FACCIO VEDERE TUTTO QUANTO CAPITA
SOTTO I MIEI OCCHI SUL MIO SCHERMO.QUINDI NON HO NESSUNA OBIEZIONE ALLE
INTENZIONI DI CAMERON.E NON LA HO MEN CHE MENO PER QUESTA APP CHE ALTRO
NON E’ CHE UNA “APLICAZIONE”(PERMETTETEMI LA RIDONDANZA) DEL MIO
CONCETTO INTEGRATIVO,RIUNENDO VARIE SERVIZI MESSAGISTICI IN QUESTO
CASO.ANZI,LA NUOVA ERA ABOLIREBBE NON SOLO QUESTA MA TUTTE LE APP,SONO
SOLO UN MODO DI SFRUTTARE,RAGGIRARE LO SPIRITO SENZA FINE DI LUCRO DI
QUESTE PUBBLICAZIONI E SOLO IN POCHE SONO VERAMENTE UTILI,ANZI SOLO UNA
E’ PROPIZIATA DALLA NUOVA ERA:QUELLA GROSSA APP CHE PERMETTE ALL’UTENTE
ACCEDERE DIRETTAMENTE SENZA L’INTERVENIONE DI TERZI AI SERVIZI DI
TRASPORTO(AL TAXI ED ALTRI).E PENSO CHE CON QUESTO COINCIDO CON LE
RICHIESTE DI SICUREZZA DI CAMERON E HOLLANDE IN QUESTO CASO.
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-LA NOTA COMPLETA SU LA REPUBBLICA:
Terrorismo, Cameron mette nel mirino WhatsApp & co: “Accesso governativo alle app che criptano i contenuti “
In un incontro con i vertici della sicurezza nazionale, e in
vista delle elezioni generali di maggio, il premier britannico attacca
gli strumenti, da Telegram a Snapchat, che non consentono il controllo
ai servizi segreti: “Possono essere utilizzati dai terroristi”. Se non
si adegueranno alle richieste rischieranno di essere vietati,di SIMONE COSIMI
13 gennaio 2015
David Cameron (a sinistra) con il presidente francese François Hollande (lapresse)
DOPO lo choc della scorsa settimana con gli attentati di Parigi,
l’Europa sembra marciare in ordine sparso rispetto alle strategie da
adottare per aumentare il livello di sicurezza nei Paesi membri. E
mentre molti governi chiedono di rivedere alcuni punti del trattato di
Schengen, rischia di finire sotto tiro la privacy dei cittadini del
Vecchio continente, sottoposta a nuove restrizioni.
Il primo a formulare una proposta chiara è stato il premier britannico David Cameron, che deve anche guardare alle prossime elezioni politiche in programma il prossimo 7 maggio: il piano, lanciato ieri nel corso di un incontro con i massimi vertici della sicurezza nazionale, è bloccare tutti quei servizi che non garantiranno un accesso diretto ai servizi segreti, certo dietro mandato. Vale a dire, in altre parole, sospendere le app che non forniscano una “backdoor” per aprire quando necessario una finestra su ciò che si scrivono i milioni di utenti. Su tutte quelle che criptano i contenuti come le applicazioni di messaggistica più diffuse. La testa va subito a WhatsApp, che ha iniziato a proteggere i contenuti dallo scorso novembre e ha appena annunciato di aver varcato la soglia di 700 milioni di utenti nel mondo.
Un’ondata, quella sulla stretta alle comunicazioni online, che sembra essere dunque ripartita dopo l’attacco alla redazione del settimanale Charlie Hebdo e ai sanguinosi fatti dei giorni successivi. Anche se la direzione, nonostante i fallimenti accumulati negli anni dalle agenzie internazionali e svelati da Julian Assange prima ed Edward Snowden dopo, sembra ancora essere quella di un indiscriminato controllo di massa. Nonostante tutto. Cameron, nello specifico, ha detto che se i Tory vinceranno la tornata di maggio – in cui 47 milioni di elettori dovranno eleggere la nuova Camera dei Comuni – gli strumenti di comunicazione criptata via internet potrebbero essere vietati se non sarà garantito in qualsiasi momento accesso ai servizi segreti. Si tratta infatti, secondo il primo ministro inglese, di applicazioni che potrebbero essere utilizzate dai terroristi. Non basta: è solo un tassello di una più ampia “riforma” che punta a spingere gli operatori telefonici e gli internet provider a memorizzare una maggior quantità di dati e informazioni sulle attività in rete dei cittadini, inclusi i messaggi scambiati via social network. Sarebbe la completa e definitiva applicazione del cosiddetto Draft Communications Data Bill, meglio noto come Snooper’s Charter.
“Dobbiamo forse autorizzare mezzi di comunicazione che, molto semplicemente, non è possibile leggere?” si è chiesto Cameron riferendosi – pur senza mai citarle esplicitamente – ad applicazioni come quella acquistata l’anno scorso da Facebook ma anche Snapchat, il programmino tanto amato dai giovanissimi, Skype, Google Hangouts, Telegram, Viber, Bbm e molti altri. Anche se, a onor del vero e al di là delle decisioni del Parlamento britannico, il livello di sicurezza di queste app lascia spesso a desiderare.
Lo ha raccontato di recente uno studio della Electronic Frontier Foundation, che le ha messe sotto la lente in base a una serie di parametri come la revisione del codice o la sicurezza dei messaggi già spediti. Ne sono usciti bene solo alcuni sistemi spesso poco noti ai più come ChatSecure/Orbot, Silent Phone, Jitsi/Ostel e TextSecure. Quelli più diffusi, tranne iMessage e Facetime di Apple e Telegram, se la passano in generale peggio: criptano i messaggi in transito e garantiscono frequenti verifiche del codice ma sul resto non soddisfano gli standard di sicurezza. Per esempio in molti casi il provider può accedere ai messaggi, le conversazioni archiviate non sono protette e così via.
Tornando a Cameron, la risposta alla domanda che si poneva è stato un sonoro “No, non dobbiamo lasciare questi servizi incontrollati”. E ha aggiunto: “Gli attacchi parigini hanno dimostrato le dimensioni del rischio che abbiamo di fronte e la necessità di poteri forti da assegnare all’intelligence e alle agenzie di sicurezza”. Già lo scorso novembre Facebook era finito sotto attacco in Gran Bretagna per aver rifiutato di fornire notizie specifiche su due individui che nel 2013 avevano ucciso un soldato di Sua maestà.
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http://www.repubblica.it/tecnologia/2015/01/13/news/terrorismo_cameron_mette_nel_mirino_whatsapp
_co_accesso_governativo_alle_app_che_criptano_i_contenuti-104839673/?ref=HREC1-2 .
REAZIONE:NATURALMENTE CHE NON COINCIDO CON QUESTA OPINIONE DI LA REPUBBLICA -QUESTO SCRITTO SULLA PUBBLICAZIONE ORIGINALE NEL MIO BLOG DEI FATTI INTERNI: http://dottgiuseppeciancimino.bloog.it/5550.html
-APPENDICE:SE PER MOSTRA BASTASSI UN BOTTONE......(IL GIORNO DOPO SU THE WASHINGTON TIMES):
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Trasferimento Federale di rifugiati somali stressa il wellfare della Minnessota,e fa temere terrore
-APPENDICE,21 FEBRAIO 2015:ECCO COSA NON E’ NUOVA ERA NELLA SILICON VALLEY
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-SU LE MONDE:
Pixels


L’antipolitique, péché originel de la Silicon Valley
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Marc-Olivier Bherer
REAZIONE:LA NUOVA ERA SI DICHIARA ESTRANEO A QUESTO “ECLETTICISMO”.NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LE IDEE DEGLI ANNI SESSANTA E LA CONTRO-CULTURA NATURALMENTE,NE CON IL DESTINO ATTUALE DI QUELLI MOVIMENTI.(BASTA VEDERE IN QUESTE PAGINE LE MIE OPINIONI SULL’OPERATO DI EIRIC SMITH)(1)
LA NUOVA ERA NON FA POLITICA MA NON E’ ANTI-POLITICA,LA NUOVA ERA NON E’ FILOSOFIA,NE IDEOLOGIA E NON E’ RAPRESENTATA DA NESSUN MOVIMENTO SOCIALE.NON FA NE MENO PROSELITISMO E NON PRETENDE CADERE IN GRAZIA DI NESSUNO.LA NUOVA ERA E’ SOLO LA VISIONE DEL MONDO DEL PENSIERO SCIENTIFICO A SE STANTE.
E SE LA NUOVA ERA SEMBRA CONTESTUALE CON QUELLE IDEE DELLA COMUNICAZIONE DIRETTA PRESCINDENTE DEGLI APPARATI POLITICI E BUROCRATICI SARA PERCHE QUESTO E’ CON-NATURALE ALLA SUA ESSENZA SCIENTIFICO-TECNOLOGICA E QUALSIASI SOMMIGLIANZA A IDEE HIPPIES DEGLI ANNI ’60 IN AMERICA O QUELLE DEI MOVIMENTI DEL MAGGIO FRANCESE DEL ’68,O ALTRE DELLA CONTRO-CULTURA E’ SOLO COINCIDENZA.
(1)VEDIAMO UN PO’ PIU:SE I CULTORI DELLE IDEE DEGLI ANNI ’60 E I SUOI INSEGUITORI ATTUALI(GEEK)FOMENTASSERO LA NUOVA ERA ERIC SMITH NON SAREBBE MAI STATO ACETTATO NE MESSO ALLA TESTA DI GOOGLE CHE RAPRESENTA L’AVANGUARDIA DELL NUOVA ERA.QUESTO IN PARTENZA,MA COSA HA SUCCESSO DOPO?:SEMPLICE,QUELLI CULTORI E CONTINUATORI DELLE IDEE DELLA CONTRO-CULTURA DELLA SILICON VALLEY E DI GOOGLE,APPLE E ORA ANCHE MICROSOFT COME TUTTI,TUTTI QUELLI CHE FANNO TELECOMUNICAZIONI SI SONO CONVERTITI ALLA NUOVA ERA.E LA PROVA DI QUESTO L’ABBIAMO FACILMENTE:OGGI ERIC SMITH E’ STATO SEPARATO DELLA PARTE CREATIVA DI GOOGLE E NOMINATO AD UNA CARICA SIMBOLICA DOVE SI OCCUPA SOLO DELLA PARTE ECONOMICA,DELLE FINANZE INSOMMA.E IN QUESTO SENSO SI HA RIVELATO UN GRANDE FAUTORE DEL NEOLIBERALISMO PER QUI PIU CHE UN PRODOTTO DELLA CONTRO-CULTURA SI COMPORTA COME UN AGENTE DELLA CONTRO-RIFORMA.
SE SILLICON VALLEY,LA CALIFORNIA E LE TELECOMUNICAZIONI IN GENERE HANNO DECISO CONVERTIRSI ALLA VISIONE DEL MONDO DELLA NUOVA ERA,COME E’ SUCCESSO CON LA CINA,HONG KONG,UKRANIA ORIENTALE E TANTI ALTRI OPERATORI HIGH TECH STATATALI O PRIVATI GLOBALMENTE,BENVENUTI SIANO.
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PD:COSI COME NON SI DEVE TRANSFORMARE GIACOBINI IN GIRONDINI,IN AMERICA NESSUNO PRETENDA CONFONDERE LIBERALS(E/O NEOLIBERALI)CON LIBERALI.
-SU LE MONDE,Pixels:
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Cybersécurité : Barack Obama tend la main à la Silicon Valley méfiante
Cybersécurité : Barack Obama tend la main à la Silicon Valley méfiante

Barack Obama a poursuivi son offensive sur le thème de la
cybersécurité en paraphant, vendredi 13 février, un décret incitant les
grandes entreprises à mieux partager les informations dont elles
disposent sur les cyberattaques. Il a signé ce texte à l’occasion d’un
forum organisé à l’université de Stanford par la Maison Blanche pour
renforcer la coopération entre les entreprises et le gouvernement.
Le décret prévoit la mise en place d’organisations destinées à
recueillir et à mettre à disposition les informations permettant de
contrer des attaques, à la fois entre entreprises, mais également avec
le gouvernement. L’idée est qu’une entreprise victime d’une attaque
puisse prévenir d’autres entreprises afin d’éviter que ces dernières
soient piratées à leur tour.
Il a aussi rappelé l’omniprésence des attaques : « Des entreprises américaines sont visées, leurs secrets commerciaux, volés, leur propriété intellectuelle, bafouée. Ces attaques détruisent aussi des emplois. C’est aussi une menace sur l’économie américaine. »
« Le gouvernement ne peut pas tout faire seul, a-t-il poursuivi. Mais le secteur privé non plus, car le gouvernement possède les informations les plus fraîches sur les cybermenaces. Il faut que nous travaillions ensemble, comme de vrais partenaires. »
C’est le département de la sécurité nationale (ou DHS, pour Department of Homeland Security) qui sera à la manœuvre, et non l’Agence de sécurité nationale (NSA), pourtant responsable de la défense des intérêts du pays sur les réseaux, mais dont l’image a été écornée par les révélations d’Edward Snowden.
Echaudée par le piratage dévastateur de Sony Pictures, l’administration Obama avait déjà présenté, en janvier, un projet de loi sur le sujet. Ce texte donnerait aux entreprises une immunité juridique en contrepartie du partage des informations avec les autorités. En l’absence de majorité au Congrès pour Obama, les négociations s’annoncent très complexes.
Le texte reposant en grande partie sur le volontariat, l’administration aura besoin du soutien des géants de la Silicon Valley et des grandes entreprises technologiques américaines. Si Obama peut compter sur Intel, Apple ou American Express, présents à Stanford, ce sera plus compliqué dans le cas de Microsoft, Google, Facebook ou Yahoo!, qui ont tous les quatre boudé l’invitation du président.
Deux sujets ont depuis tendu ces relations : les révélations d’Edward Snowden, d’abord, sur la surveillance menée par la NSA, qui ont été très dommageables pour ces entreprises, notamment hors des frontières américaines. Même si certaines révélations mettaient directement en cause les grandes entreprises américaines du Web, d’autres montraient que les espions américains n’hésitaient pas à s’attaquer à la sécurité de ces mêmes entreprises pour arriver à leurs fins.
Depuis, elles ont mené un combat plus ou moins public pour réformer les textes qui encadrent les activités de la NSA, et jugent trop cosmétiques les changements apportés par l’administration, alors que dans le même temps un texte qui avait leur soutien a échoué à être adopté au Congrès.
Ensuite, certaines des nouvelles fonctionnalités mises en place par Apple et Google ont été très sévèrement critiquées par des hauts fonctionnaires, notamment du FBI. Ces derniers ont par exemple accusé l’iPhone de devenir le « téléphone préféré des pédophiles ». Ces entreprises craignent que le gouvernement, au motif de la lutte contre le terrorisme, n’interfère dans leur volonté de chiffrer les données de leurs utilisateurs afin de les mettre hors de portée des espions américains, un sujet crucial pour remporter des marchés à l’étranger.
Barack Obama a d’ailleurs souligné à plusieurs reprises l’importance de la protection des donnes personnelles dans son discours. « Lorsque les gens utilisent Internet, ils ne devraient pas à avoir à renoncer à leur vie privée », a-t-il par exemple déclaré, tout en annonçant également un projet de loi sur la protection des données des consommateurs
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Martin Untersinger Journaliste au Monde
Partage d’informations
Le texte définit « une série de normes communes afin que le gouvernement puisse partager des informations classifiées plus facilement, et faciliter la transmission aux entreprises de ces informations, nécessaires pour leur protection », a expliqué Barack Obama dans un discours à l’université de Stanford.Il a aussi rappelé l’omniprésence des attaques : « Des entreprises américaines sont visées, leurs secrets commerciaux, volés, leur propriété intellectuelle, bafouée. Ces attaques détruisent aussi des emplois. C’est aussi une menace sur l’économie américaine. »
« Le gouvernement ne peut pas tout faire seul, a-t-il poursuivi. Mais le secteur privé non plus, car le gouvernement possède les informations les plus fraîches sur les cybermenaces. Il faut que nous travaillions ensemble, comme de vrais partenaires. »
C’est le département de la sécurité nationale (ou DHS, pour Department of Homeland Security) qui sera à la manœuvre, et non l’Agence de sécurité nationale (NSA), pourtant responsable de la défense des intérêts du pays sur les réseaux, mais dont l’image a été écornée par les révélations d’Edward Snowden.
Echaudée par le piratage dévastateur de Sony Pictures, l’administration Obama avait déjà présenté, en janvier, un projet de loi sur le sujet. Ce texte donnerait aux entreprises une immunité juridique en contrepartie du partage des informations avec les autorités. En l’absence de majorité au Congrès pour Obama, les négociations s’annoncent très complexes.
Le texte reposant en grande partie sur le volontariat, l’administration aura besoin du soutien des géants de la Silicon Valley et des grandes entreprises technologiques américaines. Si Obama peut compter sur Intel, Apple ou American Express, présents à Stanford, ce sera plus compliqué dans le cas de Microsoft, Google, Facebook ou Yahoo!, qui ont tous les quatre boudé l’invitation du président.
Des géants du Web méfiants
Ces sièges vides – même si ces trois entreprises ont finalement envoyé leurs responsables de la sécurité – sont symptomatiques du désamour entre la Silicon Valley et Barack Obama, qui avait pourtant pu compter sur leur soutien pour son élection, en 2008, et sa réélection, en 2012.Deux sujets ont depuis tendu ces relations : les révélations d’Edward Snowden, d’abord, sur la surveillance menée par la NSA, qui ont été très dommageables pour ces entreprises, notamment hors des frontières américaines. Même si certaines révélations mettaient directement en cause les grandes entreprises américaines du Web, d’autres montraient que les espions américains n’hésitaient pas à s’attaquer à la sécurité de ces mêmes entreprises pour arriver à leurs fins.
Depuis, elles ont mené un combat plus ou moins public pour réformer les textes qui encadrent les activités de la NSA, et jugent trop cosmétiques les changements apportés par l’administration, alors que dans le même temps un texte qui avait leur soutien a échoué à être adopté au Congrès.
Ensuite, certaines des nouvelles fonctionnalités mises en place par Apple et Google ont été très sévèrement critiquées par des hauts fonctionnaires, notamment du FBI. Ces derniers ont par exemple accusé l’iPhone de devenir le « téléphone préféré des pédophiles ». Ces entreprises craignent que le gouvernement, au motif de la lutte contre le terrorisme, n’interfère dans leur volonté de chiffrer les données de leurs utilisateurs afin de les mettre hors de portée des espions américains, un sujet crucial pour remporter des marchés à l’étranger.
Barack Obama a d’ailleurs souligné à plusieurs reprises l’importance de la protection des donnes personnelles dans son discours. « Lorsque les gens utilisent Internet, ils ne devraient pas à avoir à renoncer à leur vie privée », a-t-il par exemple déclaré, tout en annonçant également un projet de loi sur la protection des données des consommateurs
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-VEDI LA PUBBLICAZIONE ORIGINALE SUL MIO BLOG DEI "FATTI INTERNI":
http://dottgiuseppeciancimino.bloog.it/faites-internes-1continuation-190.html
-E VEDI ANCHE CUA:
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*25 GENNAIO 2015:TERRORISMO,RESPONSABILIZARE I BIG DEL WEB
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-SU LE MONDE:
Pixels

Terrorisme : Cazeneuve veut « responsabiliser » les géants du Web
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VIDEO CANCELLATO
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VIDEO CANCELLATO
« Responsabiliser les acteurs de l’Internet » : c’est le
message qu’a martelé Bernard Cazeneuve, mardi 20 janvier, au Forum
international de la cybersécurité à Lille, quelques jours après les
attentats qui ont frappé la région parisienne. « Ils doivent avoir un rôle de vigilance », a précisé le ministre de l’intérieur :
Actuellement, ceux-ci suppriment les contenus contraires à la loi ou à leurs conditions d’utilisation, sur demande des autorités ou après signalement des internautes. Mais cela peut parfois prendre du temps. Qui plus est, certains contenus, comme cette vidéo appelant à commettre des attentats en France, ne vont « pas à l’encontre des standards de la communauté [Facebook] » et restent donc en ligne.
Le 13 janvier, Manuel Valls avait demandé à Bernard Cazeneuve de faire des propositions « dans les huit jours » sur le contrôle d’Internet et des réseaux sociaux, « plus que jamais utilisés pour l’embrigadement, la mise en contact et l’acquisition de techniques permettant de passer à l’acte ». Pourtant, la radicalisation des frères Kouachi et d’Amedy Coulibaly n’était pas passée par le Web.
BLOCAGE DES SITES
Lors du prochain conseil des ministres, mercredi, Bernard Cazeneuve devrait présenter une série de mesures. Il a déjà fait savoir que le décret d’application prévoyant le blocage administratif des sites faisant l’apologie du terrorisme serait publié dans les prochains jours.
Cette mesure fait partie de la loi antiterroriste adoptée en novembre, qui permet d’imposer aux fournisseurs d’accès à Internet de bloquer ce type de sites, sans avoir recours à un juge, comme c’était auparavant la règle. Un dispositif contesté, qu’il est relativement aisé de contourner.
Lire : L’impossible et controversé blocage des sites Internet djihadistes
Bernard Cazeneuve, accompagné de son homologue allemand, Thomas de Maizière, a aussi jugé « nécessaire que [la] riposte soit commune, européenne, internationale » face à l’activité en ligne des groupes terroristes. Depuis les attentats, environ 1 300 piratages de sites ont été revendiqués par des islamistes radicaux et 25 000 messages haineux ou soutenant les attentats ont été signalés sur la plate-forme Pharos, a affirmé le ministre.
DES MESURES CONTESTÉES
Le détail des mesures proposées ne sera communiqué que mercredi, mais le ministre de l’intérieur a déjà affiché un objectif : renforcer la coopération entre les organismes de surveillance d’Internet et de lutte contre la criminalité en ligne des différents pays, comme l’Agence nationale de la sécurité des systèmes d’information en France, chargée de la protection de l’Etat et de ses infrastructures.
Un positionnement qui fait frémir certains défenseurs des libertés numériques, qui dénoncent le risque d’instauration d’une censure dans le cadre d’un combat pour la liberté d’expression.
Des critiques dont Bernard Cazeneuve se défend. Ces mesures ne sont pas là « pour faire qu’Internet soit moins un espace de liberté » mais, pour lui, « l’éthique de la responsabilité doit s’appliquer à cet espace de liberté ».
Lire : Facebook précise pourquoi, et comment, il censure des photos et messages litigieux
Morgane Tual
Journaliste au Monde
« Quand je vois sur certains réseaux sociaux des propos qui sont de véritables appels à la haine, de l’antisémitisme mais aussi de l’islamophobie, je me demande, pourquoi laisser ces phrases qui blessent ? »
Bernard Cazeneuve avait annoncé la semaine dernière qu’il se rendrait « prochainement » aux Etats-Unis pour « sensibiliser » les grands opérateurs d’Internet comme Google, Facebook ou encore Twitter.« EMBRIGADEMENT »
Actuellement, ceux-ci suppriment les contenus contraires à la loi ou à leurs conditions d’utilisation, sur demande des autorités ou après signalement des internautes. Mais cela peut parfois prendre du temps. Qui plus est, certains contenus, comme cette vidéo appelant à commettre des attentats en France, ne vont « pas à l’encontre des standards de la communauté [Facebook] » et restent donc en ligne.
Le 13 janvier, Manuel Valls avait demandé à Bernard Cazeneuve de faire des propositions « dans les huit jours » sur le contrôle d’Internet et des réseaux sociaux, « plus que jamais utilisés pour l’embrigadement, la mise en contact et l’acquisition de techniques permettant de passer à l’acte ». Pourtant, la radicalisation des frères Kouachi et d’Amedy Coulibaly n’était pas passée par le Web.
BLOCAGE DES SITES
Lors du prochain conseil des ministres, mercredi, Bernard Cazeneuve devrait présenter une série de mesures. Il a déjà fait savoir que le décret d’application prévoyant le blocage administratif des sites faisant l’apologie du terrorisme serait publié dans les prochains jours.
Cette mesure fait partie de la loi antiterroriste adoptée en novembre, qui permet d’imposer aux fournisseurs d’accès à Internet de bloquer ce type de sites, sans avoir recours à un juge, comme c’était auparavant la règle. Un dispositif contesté, qu’il est relativement aisé de contourner.
Lire : L’impossible et controversé blocage des sites Internet djihadistes
Bernard Cazeneuve, accompagné de son homologue allemand, Thomas de Maizière, a aussi jugé « nécessaire que [la] riposte soit commune, européenne, internationale » face à l’activité en ligne des groupes terroristes. Depuis les attentats, environ 1 300 piratages de sites ont été revendiqués par des islamistes radicaux et 25 000 messages haineux ou soutenant les attentats ont été signalés sur la plate-forme Pharos, a affirmé le ministre.
DES MESURES CONTESTÉES
Le détail des mesures proposées ne sera communiqué que mercredi, mais le ministre de l’intérieur a déjà affiché un objectif : renforcer la coopération entre les organismes de surveillance d’Internet et de lutte contre la criminalité en ligne des différents pays, comme l’Agence nationale de la sécurité des systèmes d’information en France, chargée de la protection de l’Etat et de ses infrastructures.
Un positionnement qui fait frémir certains défenseurs des libertés numériques, qui dénoncent le risque d’instauration d’une censure dans le cadre d’un combat pour la liberté d’expression.
Des critiques dont Bernard Cazeneuve se défend. Ces mesures ne sont pas là « pour faire qu’Internet soit moins un espace de liberté » mais, pour lui, « l’éthique de la responsabilité doit s’appliquer à cet espace de liberté ».
Lire : Facebook précise pourquoi, et comment, il censure des photos et messages litigieux
Morgane Tual
Journaliste au Monde
En savoir plus sur http://www.lemonde.fr/pixels/article/2015/01/20/terrorisme-messages-haineux-cazeneuve-veut-responsabiliser-les-geants-du-web_4559817_4408996.html#2B8vh4Xcx71fvHcy.99
-APPENDICE SULLO STESSO SITO:
Cybercriminalité : Cazeneuve veut renforcer la coopération avec les géants du Web
Le Monde.fr | 20.01.2015 à 18h48,,Mis à jour le 20.01.2015 à 18h55
-VEDI QUESTO SCRITTO SULLA PUBBLICAZIONEORIGINALE NEL MIO BLOG DEI FATTI INTERNI:
Durée : 01:20 | Images : AFP
En marge d’un forum sur la cybersécurité qui se tient à Lille, le
ministre de l’intérieur, Bernard Cazeneuve, a évoqué mardi 20 janvier le
besoin, urgent à ses yeux, de renforcer la coopération internationale
et, en particulier, avec les géants du Web, face à la cybercriminalité
et au cyberterrorisme.
En savoir plus sur
http://www.lemonde.fr/pixels/video/2015/01/20/cybercriminalite-cazeneuve-veut-renforcer-la-cooperation-avec-les-geants-du-web_4559993_4408996.html#9DfKKp4ddCmzHdOU.99http://dottgiuseppeciancimino.bloog.it/5738.html
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-VEDI ANCORA:
4 GENNAIO 2015:ABOLIRE LE APP
-TITOLARE LA REPUBBLICA:


Il primo a formulare una proposta chiara è stato il premier britannico David Cameron, che deve anche guardare alle prossime elezioni politiche in programma il prossimo 7 maggio: il piano, lanciato ieri nel corso di un incontro con i massimi vertici della sicurezza nazionale, è bloccare tutti quei servizi che non garantiranno un accesso diretto ai servizi segreti, certo dietro mandato. Vale a dire, in altre parole, sospendere le app che non forniscano una “backdoor” per aprire quando necessario una finestra su ciò che si scrivono i milioni di utenti. Su tutte quelle che criptano i contenuti come le applicazioni di messaggistica più diffuse. La testa va subito a WhatsApp, che ha iniziato a proteggere i contenuti dallo scorso novembre e ha appena annunciato di aver varcato la soglia di 700 milioni di utenti nel mondo.
Un’ondata, quella sulla stretta alle comunicazioni online, che sembra essere dunque ripartita dopo l’attacco alla redazione del settimanale Charlie Hebdo e ai sanguinosi fatti dei giorni successivi. Anche se la direzione, nonostante i fallimenti accumulati negli anni dalle agenzie internazionali e svelati da Julian Assange prima ed Edward Snowden dopo, sembra ancora essere quella di un indiscriminato controllo di massa. Nonostante tutto. Cameron, nello specifico, ha detto che se i Tory vinceranno la tornata di maggio – in cui 47 milioni di elettori dovranno eleggere la nuova Camera dei Comuni – gli strumenti di comunicazione criptata via internet potrebbero essere vietati se non sarà garantito in qualsiasi momento accesso ai servizi segreti. Si tratta infatti, secondo il primo ministro inglese, di applicazioni che potrebbero essere utilizzate dai terroristi. Non basta: è solo un tassello di una più ampia “riforma” che punta a spingere gli operatori telefonici e gli internet provider a memorizzare una maggior quantità di dati e informazioni sulle attività in rete dei cittadini, inclusi i messaggi scambiati via social network. Sarebbe la completa e definitiva applicazione del cosiddetto Draft Communications Data Bill, meglio noto come Snooper’s Charter.
“Dobbiamo forse autorizzare mezzi di comunicazione che, molto semplicemente, non è possibile leggere?” si è chiesto Cameron riferendosi – pur senza mai citarle esplicitamente – ad applicazioni come quella acquistata l’anno scorso da Facebook ma anche Snapchat, il programmino tanto amato dai giovanissimi, Skype, Google Hangouts, Telegram, Viber, Bbm e molti altri. Anche se, a onor del vero e al di là delle decisioni del Parlamento britannico, il livello di sicurezza di queste app lascia spesso a desiderare.
Lo ha raccontato di recente uno studio della Electronic Frontier Foundation, che le ha messe sotto la lente in base a una serie di parametri come la revisione del codice o la sicurezza dei messaggi già spediti. Ne sono usciti bene solo alcuni sistemi spesso poco noti ai più come ChatSecure/Orbot, Silent Phone, Jitsi/Ostel e TextSecure. Quelli più diffusi, tranne iMessage e Facetime di Apple e Telegram, se la passano in generale peggio: criptano i messaggi in transito e garantiscono frequenti verifiche del codice ma sul resto non soddisfano gli standard di sicurezza. Per esempio in molti casi il provider può accedere ai messaggi, le conversazioni archiviate non sono protette e così via.
Tornando a Cameron, la risposta alla domanda che si poneva è stato un sonoro “No, non dobbiamo lasciare questi servizi incontrollati”. E ha aggiunto: “Gli attacchi parigini hanno dimostrato le dimensioni del rischio che abbiamo di fronte e la necessità di poteri forti da assegnare all’intelligence e alle agenzie di sicurezza”. Già lo scorso novembre Facebook era finito sotto attacco in Gran Bretagna per aver rifiutato di fornire notizie specifiche su due individui che nel 2013 avevano ucciso un soldato di Sua maestà.
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-APPENDICE:SE PER MOSTRA BASTASSI UN BOTTONE......(IL GIORNO DOPO SU THE WASHINGTON TIMES):
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Trasferimento Federale di rifugiati somali stressa il wellfare della Minnessota,e fa temere terrore
- The Washington Times - Martedì 24 febbraio 2015
Il Dipartimento di Stato ha contribuito a spostare decine di migliaia di profughi dal paese africano devastato dalla guerra di Somalia a Minnesota, dove possono usufruire di alcuni dei programmi di welfare e di beneficenza più generosi d'America.
Ma lo sforzo puo avere la conseguenza non voluta di creare una enclave di immigrati con alto tasso di disoccupazione che stia sfondando la rete di sicurezza dello Stato e la creazione di un ricco bacino di potenziali obiettivi di reclutamento per gruppi terroristici islamici.
Nell'anno fiscale che si è concluso nel mese di settembre Minnesota ha accolto 1.118 rifugiati somali che arrivano direttamente da Africa, la maggior parte di loro senza legami familiari allo stato, secondo Statistiche del Dipartimento di Stato. Complessivamente più di 30.000 somali vivono nello stato del Midwest che comprende la più grande concentrazione della nazione di immigrati somali, secondo i dati del censimento degli Stati Uniti.
Molti dei rifugiati si stabilirono nei pressi delle Twin Cities nello stato di Minneapolis soprannominato la "piccola Mogadiscio" in riferimento alla capitale della Somalia .
Questa popolazione è anche nel mirino di organizzazioni terroristiche islamici come lo Stato Islamico(IS) e di al-Shabab, un gruppo basato nella Somalia che ha legami con al Qaeda, secondo i funzionari degli Stati Uniti.
Tra i somali-americani basati in Minnesota somali-americani convertiti all'Islam o rifugiati somali, ci sono state numerose condanne per diversi livelli di collaborazione con gruppi terroristici islamisti oltre a segnalazioni di combattimenti con al-Shabab e altri gruppoi islamici.
Domenica, al-Shabab ha fatto un avvertimento in un video di propaganda su un attacco contro centri commerciali in tutto il mondo, tra cui il Mall of America in Minnesota. Al -Shabab ha rivendicato l'attacco terroristico al centro commerciale Westgate in Kenya due anni fa, che lasciato 67 morti.
"Abbiamo sicuramente visto i video del terrore di assunzione finalizzate e mirate direttamente ai giovani qui in Minnesota soprattutto all'interno della comunità somala", ha detto Kyle Loven, un portavoce dell'FBI a Minneapolis . "Stanno andando dietro giovani insoddisfatti,coloro che sono isolati. Noi non possiamo entrare nello specifico ma siamo stati impegnati in importanti indagini dal 2007 e continuano ad esserci. "
La maggior parte della popolazione somala del Minnesota ha iniziato come rifugiati legali attraverso un programma amministrato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti attraverso l'Ufficio della Popolazione, i Rifugiati e la Migrazione.
Minnesota è stato selezionato tra gli stati della nazione per il trasferimento in primo luogo a causa delle sue offerte di aiuti robusti e il numero di organizzazioni caritative che operano all'interno dello stato con cui i Dipartimento di Stato contratta.
"Minnesota è eccezionale in molti modi, ma è la cosa più vicina negli Stati Uniti ad un vero stato democratico sociale", ha detto Ahmed Samatar, professore di studi internazionali a Macalester College di St. Paul.
"Questo si traduce in modo che i rifugiati somali sono stati ricevuti qui perche sono stati in un ambiente sicuro,con alloggio, istruzione, sanità, forse anche un po 'di reddito minimo per sostenere fino a che non possono stare in piedi sulle proprie gambe. Questo è tutto fornito da Minnesota ", ha detto il signor Samatar, che ha monitorato il programma per rifugiati del Dipartimento di Stato.
Fuori Alaska, Minnesota spende più per basso reddito di persona sul benessere pubblico di qualsiasi altro stato negli Stati Uniti, secondo un rapporto del Centro per l'esperimento americano, un think tank situato in Minneapolis . La relazione ha rilevato che lo stato di Minnesota spende in media pari a sussidi assistenziali di quasi $ 4.000.
Oltre ai suoi sussidi di welfare generosi, Minnesota ha anche una serie di organizzazioni di beneficenza con contratto con il Dipartimento di Stato come Servizi sociali Luterani ,Caritas e World Relief Minnesota. Le organizzazioni decidono di aiutare i rifugiati somali a imparare l'inglese, avere l'assistenza sanitaria, trovare un alloggio e gradualmente imparare ad adottare gli Stati Uniti come un casa.
Il Dipartimento di Stato non ha specificamente detto perché Minnesota è stata selezionata all'inizio del suo programma di trasferimento dei rifugiati somali solo h detto : "posizioni di reinsediamento sono scelti per una serie di fattori, tra cui le comunità in cui un rifugiato ha una famiglia o legame sociale, in cui l'agenzia di reinsediamento locale ha la necessaria conoscenza della lingua e dei servizi sociali, e dove sono disponibili posti di lavoro in modo che i rifugiati possano iniziare la transizione verso l'autosufficienza ", ha detto Larry Bartlett, direttore del programma di ammissione degli Stati Uniti per i rifugiati, in una dichiarazione al Washington Times.
Anche se Minnesota ha un buon mercato del lavoronnon sembrano essersi tradotto in posti di lavoro per i rifugiati somali. Ufficio di Stato demografo del Minnesota segnala che solo il 41 per cento degli uomini somali stanno lavorando e il 54 per cento delle donne somale sono impiegati cio che significa che molti possono contare su sussidi dello stato per sopravvivere, e questi sono più suscettibili per essere attirati dagli estremisti.
"Sembra lecito ritenere che se non stanno lavorando stanno probabilmente ricevendo prestazioni sociali pubbliche," ha dichiarato Peter Nelson, direttore delle politiche pubbliche presso il Centro di Experiment americano. "Più problematico, gli uomini somali non funzionano stanno chiaramente non integrandosi così quanto potevano con la società e questo potrebbe alimentare che vengano radicalizzati e reclutati per combattere con lo Stato islamico.
Minnesota ha iniziato a vedere che i rifugiati somali si riuniscono nel loro stato nei primi anni 1990 dopo la guerra civile somala che ha portato milioni di persone a fuggire in campi profughi, soprattutto in neighoring di Kenya, che ha anche un campo profughi soprannominata "Piccola Mogadiscio" vicino al suo capitale Nairobi.
L'ONU ha lavorato con il Dipartimento di Stato per ottenere posti per i rifugiati che a sua volta ha collaborato con il Dipartimento di Homeland Security e Dipartimento di Salute e Servizi Umani, per prendere la decisione finale.
Oggi, oltre ad essere assegnato lo stato, più somali stanno arrivando a Minnesota dopo aver brevemente essere trasferiti ad altri stati perche la maggior parte vogliono vivere dove c'e' una comunità somala stabilita indipendentemente dal Minnesota di intemperie o posizione senza sbocco sul mare.
Altri grandi popolazioni somale risiedono nel Maine, intorno alla regione di Seattle e in Columbus, Ohio.
"Minnesota ha una molto grande e relativamente nuova comunità somala in modo da avere una prima generazione dei giovani somali che sono ingggiati perché non hanno ancora sperimentato il meglio dell'America e hanno ancora qualcosa per il loro paese ", ha detto Oren Segal, direttore del Centro di ADL su estremismo. "E quindi sono maturi per reclutatori di terroristi online, che dicono: 'Vieni e lottare per la vostra patria, qualcosa in cui credi,' perché non hanno ancora assimilato l'America."
In effetti, l'FBI ha notato un flusso costante di islamisti video -recruitment specificatamente destinati a popolazione somala del Minnesota, ha detto che l'FBI Mr. Loven.
"L'FBI in Minneapolis ha fatto con il Procuratore Uniti e stanno stabilendo un forte programma di collegamento all'interno della comunità somala per cercare di lavorare con le organizzazioni civiche interessate e le persone che hanno un disagio generale dove la loro popolazione è stato preso di mira, "Mr. Loven detto. "I video e la messaggistica online sta prendendo di mira chiaramente giovani all'interno della comunità somala ed è una sfida per le forze dell'ordine per determinare chi sarà spostato in azione con questi video."
Dal 2008, ben 40 uomini di Minneapolis hanno aderito a gruppi islamici dopo essere stati attirati da jihadisti attraverso i social media, i funzionari federali dicono.
L'anno scorso un giovane americano di nome Douglas McAuthur McCain è morto in Siria lottando per lo Stato islamico. McCain è stato reclutato in Minnesota, dove viveva.
Nel 2009, un altro giovane di Minnesota, Troy Kastigar ha un video di reclutamento per al-Shabab, prima di essere ucciso in lotta per il gruppo terrorista in Somalia . Kastigar e McCain si pensa di essere stati amici.
Nello stesso anno un uomo somalo che ha lasciato Minneapolis si è unito al-Shabab e si è fatto esplodere in un attentato suicida a un consolato etiope in Somalia , uccidendo 24 persone.
Nel tentativo di assimilare la loro popolazione di rifugiati e scoraggiare islamici sforzi di reclutamento il governatore Mark Dayton ha ampliato i programmi di diritto dello Stato, anche se rimane mamma stato a fare le spese.
"Lo stato del Minnesota riceve finanziamenti attraverso il Dipartimento federale della Sanità e dei Servizi Umani, Ufficio di rifugiati reinsediamento per promuovere il reinsediamento di successo e l'integrazione dei rifugiati in Minnesota," ha detto un portavoce del Dipartimento dello stato dei servizi umani. "L'Ufficio Programmi rifugiati del Dipartimento Minnesota of Human Services amministra i fondi federali di collaborazione con diverse agenzie della comunità in tutto lo stato per fornire vari servizi ai rifugiati che hanno meno di cinque anni nel paese. La programmazione comprende i servizi sociali, servizi per l'impiego, servizi per gli anziani e programmi dopo-scuola per i giovani. "
Tuttavia, le questioni politici dell'accoglienza dei rifugiati nello stato sono sul filo del rasoglio con il supporto delle misure anti-terrorismo degli Stati Uniti e la costruzione di una società civile in Somalia che è crollato in una società di clan regionali con un governo quasi inesistente nel corso degli ultimi 20 e rotti anni.
Per esempio, Merchants Bank ha fermato i trasferimenti di denaro per la Somalia di questo mese a seguito di un ordine di cessazione rilasciata dall'Ufficio del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti del Comptroller of Currency.
Il Tesoro degli Stati Uniti e i Commercianti sono preoccupati perche non potevano adeguatamente dimostrareche tutto il denaro che viene collegato dagli Stati Uniti stava andando a fonti legittime all'estero, e non a gruppi jihadisti.
Sens. Amy Klobuchar e Al Franken , entrambi democratici, hanno inviato una lettera al Segretario di Stato John Kerry cercano un incontro per forgiare un "piano di emergenza" che affronti la carenza di servizi di trasferimento di denaro affidabili che i somali possono utilizzare per inviare denaro in patria quando il movimento ha causato un tumulto in Minnesota.
"Ci sono stati effettivamente 20 atti d'accusa nei confronti delle persone che partecipano al-Shabaab, già nove condanne negli ultimi due anni, e alcuni rinvii a giudizio recenti che coinvolgono quelli reclutati per andare a combattere con" lo Stato islamico, ha detto la signora Klobuchar in una dichiarazioneper rispondere alla Mall of America minaccia.
"Così sappiamo questo è un vero problema nella nostra comunità. Ma i somali nella nostra comunità, che servono in carica elettiva, sono al lavoro nelle imprese. Fanno parte di un tessuto di vita della comunità e anche parte della soluzione ", ha detto.
Oltre alle forze dell'ordine evitando alla comunità somala di costruire cavi terroristicii Minnesotani hanno anche loro il benvenuto sulle loro panini titolarità, con i programmi di assistenza in denaro e buoni alimentari dello Stato, alle stelle negli ultimi anni.
Il numero di adulti e bambini somali che hanno partecipato al programma di assistenza in denaro alla famiglie del Minnesota ha saltato 34 per cento dal 2008 al 2013 secondo le statistiche dello stato. Allo stesso modo, la partecipazione assistenza alimentare del Minnesota è aumentato del 98 per cento, a 17.300 adulti e bambini, che non include i somali nati negli Stati Uniti, nello stesso arco di tempo.
L'anno scorso, a causa del flusso di giovani somali, il distretto scolastico di Minneapolis ha iniziato il suo programma di NABAD - un acronimo che significa "pace" in somalo - volto ad aiutare i bambini somali che meglio assimilano al sistema educativo degli Stati Uniti.
Il programma, che è stato ampliato a otto classi lo scorso anno, insegna inglese, fornisce un aiutante classe di lingua somalo necessario per un anno prima che i bambini partecipare a una classe regolare.
E lo Stato sta facendo di più per iscriveri più immigrati somali nei suoi scambi di salute Obamacare, soprannominato MNsure. Molti residenti del Minnesota, che non sono coperti, ma vogliono l'assicurazione sanitaria sono i genitori, le donne e gli immigrati somali consapevoli di assistenza sanitaria universale nel loro paese d'origine, secondo la ricerca MNsure.
Nel complesso, il numero di somali reinsediati nello stato è più che triplicato in quattro anni, secondo statistiche idel Dipartimento di Stato.E con l'aumento dei profughi arriva più di un rischio di radicalizazzione per la comunità, gli esperti dicono.
"La questione dell'essere giovane somalo portato in queste organizzazioni terroristiche è enorme,ma penso una cosa che viene spesso ignorata,un sacco di giovani americani che non fanno parte della comunità somala stanno anche rispondendo a queste chiamate specifiche"(ndr:dei terroristi), ha dichiarato Segal di AD. "La comunità in Minnesota è stata particolarmente colpita,alcuni sono senza dubbio stati con lavaggio del cervello dalla propaganda destinati a loro."
Ma lo sforzo puo avere la conseguenza non voluta di creare una enclave di immigrati con alto tasso di disoccupazione che stia sfondando la rete di sicurezza dello Stato e la creazione di un ricco bacino di potenziali obiettivi di reclutamento per gruppi terroristici islamici.
Nell'anno fiscale che si è concluso nel mese di settembre Minnesota ha accolto 1.118 rifugiati somali che arrivano direttamente da Africa, la maggior parte di loro senza legami familiari allo stato, secondo Statistiche del Dipartimento di Stato. Complessivamente più di 30.000 somali vivono nello stato del Midwest che comprende la più grande concentrazione della nazione di immigrati somali, secondo i dati del censimento degli Stati Uniti.
Molti dei rifugiati si stabilirono nei pressi delle Twin Cities nello stato di Minneapolis soprannominato la "piccola Mogadiscio" in riferimento alla capitale della Somalia .
Questa popolazione è anche nel mirino di organizzazioni terroristiche islamici come lo Stato Islamico(IS) e di al-Shabab, un gruppo basato nella Somalia che ha legami con al Qaeda, secondo i funzionari degli Stati Uniti.
Tra i somali-americani basati in Minnesota somali-americani convertiti all'Islam o rifugiati somali, ci sono state numerose condanne per diversi livelli di collaborazione con gruppi terroristici islamisti oltre a segnalazioni di combattimenti con al-Shabab e altri gruppoi islamici.
Domenica, al-Shabab ha fatto un avvertimento in un video di propaganda su un attacco contro centri commerciali in tutto il mondo, tra cui il Mall of America in Minnesota. Al -Shabab ha rivendicato l'attacco terroristico al centro commerciale Westgate in Kenya due anni fa, che lasciato 67 morti.
"Abbiamo sicuramente visto i video del terrore di assunzione finalizzate e mirate direttamente ai giovani qui in Minnesota soprattutto all'interno della comunità somala", ha detto Kyle Loven, un portavoce dell'FBI a Minneapolis . "Stanno andando dietro giovani insoddisfatti,coloro che sono isolati. Noi non possiamo entrare nello specifico ma siamo stati impegnati in importanti indagini dal 2007 e continuano ad esserci. "
La maggior parte della popolazione somala del Minnesota ha iniziato come rifugiati legali attraverso un programma amministrato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti attraverso l'Ufficio della Popolazione, i Rifugiati e la Migrazione.
Minnesota è stato selezionato tra gli stati della nazione per il trasferimento in primo luogo a causa delle sue offerte di aiuti robusti e il numero di organizzazioni caritative che operano all'interno dello stato con cui i Dipartimento di Stato contratta.
"Minnesota è eccezionale in molti modi, ma è la cosa più vicina negli Stati Uniti ad un vero stato democratico sociale", ha detto Ahmed Samatar, professore di studi internazionali a Macalester College di St. Paul.
"Questo si traduce in modo che i rifugiati somali sono stati ricevuti qui perche sono stati in un ambiente sicuro,con alloggio, istruzione, sanità, forse anche un po 'di reddito minimo per sostenere fino a che non possono stare in piedi sulle proprie gambe. Questo è tutto fornito da Minnesota ", ha detto il signor Samatar, che ha monitorato il programma per rifugiati del Dipartimento di Stato.
Fuori Alaska, Minnesota spende più per basso reddito di persona sul benessere pubblico di qualsiasi altro stato negli Stati Uniti, secondo un rapporto del Centro per l'esperimento americano, un think tank situato in Minneapolis . La relazione ha rilevato che lo stato di Minnesota spende in media pari a sussidi assistenziali di quasi $ 4.000.
Oltre ai suoi sussidi di welfare generosi, Minnesota ha anche una serie di organizzazioni di beneficenza con contratto con il Dipartimento di Stato come Servizi sociali Luterani ,Caritas e World Relief Minnesota. Le organizzazioni decidono di aiutare i rifugiati somali a imparare l'inglese, avere l'assistenza sanitaria, trovare un alloggio e gradualmente imparare ad adottare gli Stati Uniti come un casa.
Il Dipartimento di Stato non ha specificamente detto perché Minnesota è stata selezionata all'inizio del suo programma di trasferimento dei rifugiati somali solo h detto : "posizioni di reinsediamento sono scelti per una serie di fattori, tra cui le comunità in cui un rifugiato ha una famiglia o legame sociale, in cui l'agenzia di reinsediamento locale ha la necessaria conoscenza della lingua e dei servizi sociali, e dove sono disponibili posti di lavoro in modo che i rifugiati possano iniziare la transizione verso l'autosufficienza ", ha detto Larry Bartlett, direttore del programma di ammissione degli Stati Uniti per i rifugiati, in una dichiarazione al Washington Times.
Anche se Minnesota ha un buon mercato del lavoronnon sembrano essersi tradotto in posti di lavoro per i rifugiati somali. Ufficio di Stato demografo del Minnesota segnala che solo il 41 per cento degli uomini somali stanno lavorando e il 54 per cento delle donne somale sono impiegati cio che significa che molti possono contare su sussidi dello stato per sopravvivere, e questi sono più suscettibili per essere attirati dagli estremisti.
"Sembra lecito ritenere che se non stanno lavorando stanno probabilmente ricevendo prestazioni sociali pubbliche," ha dichiarato Peter Nelson, direttore delle politiche pubbliche presso il Centro di Experiment americano. "Più problematico, gli uomini somali non funzionano stanno chiaramente non integrandosi così quanto potevano con la società e questo potrebbe alimentare che vengano radicalizzati e reclutati per combattere con lo Stato islamico.
Minnesota ha iniziato a vedere che i rifugiati somali si riuniscono nel loro stato nei primi anni 1990 dopo la guerra civile somala che ha portato milioni di persone a fuggire in campi profughi, soprattutto in neighoring di Kenya, che ha anche un campo profughi soprannominata "Piccola Mogadiscio" vicino al suo capitale Nairobi.
L'ONU ha lavorato con il Dipartimento di Stato per ottenere posti per i rifugiati che a sua volta ha collaborato con il Dipartimento di Homeland Security e Dipartimento di Salute e Servizi Umani, per prendere la decisione finale.
Oggi, oltre ad essere assegnato lo stato, più somali stanno arrivando a Minnesota dopo aver brevemente essere trasferiti ad altri stati perche la maggior parte vogliono vivere dove c'e' una comunità somala stabilita indipendentemente dal Minnesota di intemperie o posizione senza sbocco sul mare.
Altri grandi popolazioni somale risiedono nel Maine, intorno alla regione di Seattle e in Columbus, Ohio.
"Minnesota ha una molto grande e relativamente nuova comunità somala in modo da avere una prima generazione dei giovani somali che sono ingggiati perché non hanno ancora sperimentato il meglio dell'America e hanno ancora qualcosa per il loro paese ", ha detto Oren Segal, direttore del Centro di ADL su estremismo. "E quindi sono maturi per reclutatori di terroristi online, che dicono: 'Vieni e lottare per la vostra patria, qualcosa in cui credi,' perché non hanno ancora assimilato l'America."
In effetti, l'FBI ha notato un flusso costante di islamisti video -recruitment specificatamente destinati a popolazione somala del Minnesota, ha detto che l'FBI Mr. Loven.
"L'FBI in Minneapolis ha fatto con il Procuratore Uniti e stanno stabilendo un forte programma di collegamento all'interno della comunità somala per cercare di lavorare con le organizzazioni civiche interessate e le persone che hanno un disagio generale dove la loro popolazione è stato preso di mira, "Mr. Loven detto. "I video e la messaggistica online sta prendendo di mira chiaramente giovani all'interno della comunità somala ed è una sfida per le forze dell'ordine per determinare chi sarà spostato in azione con questi video."
Dal 2008, ben 40 uomini di Minneapolis hanno aderito a gruppi islamici dopo essere stati attirati da jihadisti attraverso i social media, i funzionari federali dicono.
L'anno scorso un giovane americano di nome Douglas McAuthur McCain è morto in Siria lottando per lo Stato islamico. McCain è stato reclutato in Minnesota, dove viveva.
Nel 2009, un altro giovane di Minnesota, Troy Kastigar ha un video di reclutamento per al-Shabab, prima di essere ucciso in lotta per il gruppo terrorista in Somalia . Kastigar e McCain si pensa di essere stati amici.
Nello stesso anno un uomo somalo che ha lasciato Minneapolis si è unito al-Shabab e si è fatto esplodere in un attentato suicida a un consolato etiope in Somalia , uccidendo 24 persone.
Nel tentativo di assimilare la loro popolazione di rifugiati e scoraggiare islamici sforzi di reclutamento il governatore Mark Dayton ha ampliato i programmi di diritto dello Stato, anche se rimane mamma stato a fare le spese.
"Lo stato del Minnesota riceve finanziamenti attraverso il Dipartimento federale della Sanità e dei Servizi Umani, Ufficio di rifugiati reinsediamento per promuovere il reinsediamento di successo e l'integrazione dei rifugiati in Minnesota," ha detto un portavoce del Dipartimento dello stato dei servizi umani. "L'Ufficio Programmi rifugiati del Dipartimento Minnesota of Human Services amministra i fondi federali di collaborazione con diverse agenzie della comunità in tutto lo stato per fornire vari servizi ai rifugiati che hanno meno di cinque anni nel paese. La programmazione comprende i servizi sociali, servizi per l'impiego, servizi per gli anziani e programmi dopo-scuola per i giovani. "
Tuttavia, le questioni politici dell'accoglienza dei rifugiati nello stato sono sul filo del rasoglio con il supporto delle misure anti-terrorismo degli Stati Uniti e la costruzione di una società civile in Somalia che è crollato in una società di clan regionali con un governo quasi inesistente nel corso degli ultimi 20 e rotti anni.
Per esempio, Merchants Bank ha fermato i trasferimenti di denaro per la Somalia di questo mese a seguito di un ordine di cessazione rilasciata dall'Ufficio del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti del Comptroller of Currency.
Il Tesoro degli Stati Uniti e i Commercianti sono preoccupati perche non potevano adeguatamente dimostrareche tutto il denaro che viene collegato dagli Stati Uniti stava andando a fonti legittime all'estero, e non a gruppi jihadisti.
Sens. Amy Klobuchar e Al Franken , entrambi democratici, hanno inviato una lettera al Segretario di Stato John Kerry cercano un incontro per forgiare un "piano di emergenza" che affronti la carenza di servizi di trasferimento di denaro affidabili che i somali possono utilizzare per inviare denaro in patria quando il movimento ha causato un tumulto in Minnesota.
"Ci sono stati effettivamente 20 atti d'accusa nei confronti delle persone che partecipano al-Shabaab, già nove condanne negli ultimi due anni, e alcuni rinvii a giudizio recenti che coinvolgono quelli reclutati per andare a combattere con" lo Stato islamico, ha detto la signora Klobuchar in una dichiarazioneper rispondere alla Mall of America minaccia.
"Così sappiamo questo è un vero problema nella nostra comunità. Ma i somali nella nostra comunità, che servono in carica elettiva, sono al lavoro nelle imprese. Fanno parte di un tessuto di vita della comunità e anche parte della soluzione ", ha detto.
Oltre alle forze dell'ordine evitando alla comunità somala di costruire cavi terroristicii Minnesotani hanno anche loro il benvenuto sulle loro panini titolarità, con i programmi di assistenza in denaro e buoni alimentari dello Stato, alle stelle negli ultimi anni.
Il numero di adulti e bambini somali che hanno partecipato al programma di assistenza in denaro alla famiglie del Minnesota ha saltato 34 per cento dal 2008 al 2013 secondo le statistiche dello stato. Allo stesso modo, la partecipazione assistenza alimentare del Minnesota è aumentato del 98 per cento, a 17.300 adulti e bambini, che non include i somali nati negli Stati Uniti, nello stesso arco di tempo.
L'anno scorso, a causa del flusso di giovani somali, il distretto scolastico di Minneapolis ha iniziato il suo programma di NABAD - un acronimo che significa "pace" in somalo - volto ad aiutare i bambini somali che meglio assimilano al sistema educativo degli Stati Uniti.
Il programma, che è stato ampliato a otto classi lo scorso anno, insegna inglese, fornisce un aiutante classe di lingua somalo necessario per un anno prima che i bambini partecipare a una classe regolare.
E lo Stato sta facendo di più per iscriveri più immigrati somali nei suoi scambi di salute Obamacare, soprannominato MNsure. Molti residenti del Minnesota, che non sono coperti, ma vogliono l'assicurazione sanitaria sono i genitori, le donne e gli immigrati somali consapevoli di assistenza sanitaria universale nel loro paese d'origine, secondo la ricerca MNsure.
Nel complesso, il numero di somali reinsediati nello stato è più che triplicato in quattro anni, secondo statistiche idel Dipartimento di Stato.E con l'aumento dei profughi arriva più di un rischio di radicalizazzione per la comunità, gli esperti dicono.
"La questione dell'essere giovane somalo portato in queste organizzazioni terroristiche è enorme,ma penso una cosa che viene spesso ignorata,un sacco di giovani americani che non fanno parte della comunità somala stanno anche rispondendo a queste chiamate specifiche"(ndr:dei terroristi), ha dichiarato Segal di AD. "La comunità in Minnesota è stata particolarmente colpita,alcuni sono senza dubbio stati con lavaggio del cervello dalla propaganda destinati a loro."
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-SU LE MONDE:
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L’antipolitique, péché originel de la Silicon Valley
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Spécialiste de l’histoire intellectuelle des nouvelles
technologies, Fred Turner déplore le mépris qu’affichent les géants du
Web pour le politique. Leurs valeurs inspirées de la contre-culture des
années 1960 traduisent un froid conservatisme.
Le Monde.fr | 19.02.2015 à 15h19 , Mis à jour le 20.02.2015 à 12h12 | Propos recueillis par Marc-Olivier Bherer
Historien des idées, Fred Turner consacre ses recherches à
l’impact des médias de masse et des nouvelles technologies depuis la fin
de la seconde guerre mondiale aux Etats-Unis. A travers deux ouvrages
largement remarqués, Aux sources de l’utopie numérique, (C/F éditions, 2012), puis The Democratic Surround,
(University of Chicago Press, 2013, non traduit), il a mis au jour
l’histoire intellectuelle du Web et des nouvelles technologies. Il y
décrit les valeurs qui continuent d’accompagner le développement des
nouvelles technologies et l’influence culturelle qu’elles ont acquise.
Professeur au département de communication à l’université Stanford (Californie), Fred Turner observe notamment le mépris dans lequel est tenu le politique par les acteurs de l’informatique.
Dans les années 1960, les hippies convergeaient vers San Francisco pour y vivre en marge de la société. Aujourd’hui, cette ville attire des geeks prêts à monétiser la moindre ligne de code. Comment s’est opérée cette transformation ?
Une filiation directe existe entre ces deux groupes. Le mouvement néo-communaliste, comme je l’appelle en référence à ses idéaux de vie en commune, a en effet profondément inspiré le monde de l’informatique. Leur ambition était de changer le monde, mais très marqués par la guerre du Vietnam, ils se méfiaient de l’Etat, qu’ils assimilaient au complexe militaro-industriel. Il n’y avait pas chez eux d’ambition politique, comme c’était le cas dans l’autre courant de la contre-culture américaine, plus proche de Mai 68.
La commune devait permettre de cultiver et partager un même état d’esprit, libéré des injonctions de la bureaucratie. Et ainsi, par cercles concentriques, petit à petit, cette communauté de valeurs pourrait s’étendre et changer le monde. Cette idée était au cœur de la contre-culture qui était florissante à San Francisco dès 1967.

La réalisation personnelle constituait le second pilier de cette utopie. L’individu était incité à s’affirmer et se construire au sein de cette commune, notamment par la création d’une petite entreprise, investie dans l’économie durable, ou par la prise de LSD pour arriver à une forme d’éveil spirituel.
Les néo-communalistes nourrissaient enfin un fort intérêt pour la technologie, notamment les systèmes stéréo, que chacun pouvait apprendre à transformer et à adapter en fonction de ses désirs.
Cependant, au début des années 1980, ce rêve s’était évanoui. Les communes des années 1960 s’étaient effondrées. La guerre du Vietnam ne s’était pas terminée avant 1972, et l’Etat était toujours aussi puissant. Pour un personnage comme Stewart Brand, créateur en 1968 de l’emblématique Whole Earth Catalog, qui visait à donner « accès aux outils » pour une vie plus respectueuse de l’environnement et en parfaite autonomie, l’échec était cuisant.
L’informatique est pourtant un outil qui émerge rapidement à partir de la fin des années 1970.
Oui, Stewart Brand a trouvé dans l’informatique le moyen de se réinventer. La lecture du livre du journaliste Steven Levy, The Hackers, fut une grande source d’inspiration pour lui. Paru en 1984, cet ouvrage est le premier à décrire la culture hacker. Stewart Brand va s’inscrire dans ce mouvement dans l’espoir de réaliser la communauté de consciences dont rêvait la contre-culture. L’informatique en serait le véhicule. Stewart Brand organise la première conférence de hackers en 1984 à San Francisco. L’événement ne réunit pas que des mordus d’informatique, mais aussi des hommes d’affaires, ainsi que d’anciens membres de la contre-culture.
Ces gens ne se connaissaient pas et venaient de milieux différents, ils ont malgré tout passé trois jours ensemble au bout desquels ils parlaient un langage commun. Les hackers sont à la mode, les branchés connaissent et utilisent les nouvelles technologies qui fourniront un modèle économique inédit.
Ces idées ont toujours cours. De la Silicon Valley émane aujourd’hui un discours selon lequel chacun peut s’affirmer et se réaliser grâce au réseau informatique. Devenir riche ou changer le monde sont une seule et même chose, la possibilité en est offerte à tous grâce aux nouvelles technologies. Ces valeurs sont désormais à ce point répandues que l’on en oublie leur origine
———————————–
Le festival Burning Man, fondé en 1986, en est l’une des principales incarnations. Il s’agissait à l’origine d’un événement relativement anonyme qui se déroulait sur une plage à San Francisco où une silhouette en bois était enflammée. Aujourd’hui, près de 50 000 personnes y participent tous les ans. Une ville temporaire est construite pour l’occasion dans un désert du Nevada, chacun est invité à se déguiser et à réaliser un projet artistique. Ce festival est très populaire dans la Silicon Valley et à San Francisco, à tel point qu’il est déjà arrivé à Google de fermer ses portes pour permettre à ses salariés d’y participer. Eric Schmidt a notamment été embauché comme PDG de Google parce qu’il assiste à Burning Man.
C’est un endroit clé pour la diffusion et la réactualisation des valeurs de la contre-culture. Les projets artistiques sont très portés sur la high-tech, des gens y travaillent toute l’année avant de l’achever dans le désert, puis d’aller danser au son de la musique électronique déversée à Burning Man.
Comment les idées de la contre-culture se manifestent-elles dans les technologies que nous utilisons tous les jours ?
La contre-culture souhaitait le partage d’une même sensibilité, de mêmes énergies, de mêmes ondes afin de réorganiser la société grâce à ces puissances invisibles. Aujourd’hui, nos ordinateurs réalisent cette vision en ce qu’ils permettent de faire circuler de l’énergie et de l’information, et ainsi de mettre en relation presque tous les habitants de la planète. Mais surtout, la croyance aux pouvoirs bienfaisants de ces technologies est largement répandue. Kevin Kelly, l’un des cofondateurs du magazine Wired et de Whole Earth, y voit même l’œuvre de Dieu. Selon lui, Dieu a choisi de nous lier les uns aux autres par l’entremise de ces technologies.
Un idéal néo-communaliste prend forme et voit dans le réseau de distribution de l’information un moyen pour contourner l’appareil politique et bureaucratique, et ainsi en arriver à une communication sans médiation. Cette idéologie est bien présente chez Google.
Maintenant il faut se poser la question de savoir si cette entreprise exerce vraiment un pouvoir bienveillant. Je ne le crois pas. Mais Google arrive tout de même à profiter d’une image positive. C’est ce qui permet à ses patrons de trouver la sympathie de nombre d’internautes lorsqu’ils s’opposent à l’adoption de lois plus strictes pour encadrer Internet.
Les premières utopies informatiques ont-elles cherché à prévenir les problèmes aujourd’hui suscités par les nouvelles technologies ?
Non. Le déni était déjà courant dans les communes des années 1960-1970. Sous couvert d’amour libre, d’ouverture absolue à l’autre, d’égalité, ces groupes étaient incroyablement conservateurs. Car le contrôle social, affranchi de la bureaucratie, se fait grâce au charisme des uns, au conformisme social des autres. Les communes que j’ai étudiées étaient dominées par des hommes blancs issus de la classe moyenne supérieure. Il y avait très peu de mixité ethnique, non du fait d’une volonté claire en ce sens, mais plutôt un conformisme qui rejetait la différence, avec des réflexions du genre, « humm, ces gars-là sont pas cool… ». Les femmes étaient reléguées au rôle traditionnel de mère devant s’occuper des tâches ménagères et ne prenaient pas part aux discussions importantes que menaient les hommes.
Aussi lorsque ces mêmes hommes viennent aujourd’hui nous parler des progrès apportés par la technologie, il faut aussi entendre leur déni des tensions générées par les services qu’ils proposent. Cette attitude a une utilité pour eux, il permet de continuer de s’imposer dans un univers où la concurrence est très rude, la Silicon Valley.
Revenons à Google. Le menu à la cafétéria est extraordinaire, cependant, le personnel de cette dernière est très mal payé. Il se trouve qu’il est majoritairement latino. La plupart ne peuvent pas se payer une assurance santé. Est-ce que Google aborde la question des classes sociales ou raciale ? Est-ce que Google promeut une répartition plus équitable de la richesse ? Non. Certes, la plupart des grandes entreprises font de même, peu importe le secteur, mais leurs patrons ne mettent pas autant d’énergie à se présenter comme des idéalistes occupés à changer le monde.
Votre plus récent ouvrage traite de la période qui précède les années 1960. Une avant-garde intellectuelle s’interrogeait déjà sur l’interaction entre communication et technologie, mais, à la différence de la contre-culture, le projet qu’elle développe est profondément politique. Pouvez-vous nous en dire plus ?
Dans les années 1930 et 1940, la crainte du fascisme s’est emparée des Etats-Unis. Il n’était pas perçu uniquement comme un système politique, mais aussi comme un système social et médiatique. La conquête du pouvoir par Hitler s’appuyait, selon plusieurs intellectuels américains, sur sa maîtrise des médias de masse. Ces nouveaux outils empêchaient de penser, comme on le croyait alors, et exerçaient un pouvoir de fascination qui nous amenait à obéir, à se conformer, en captant notre attention. Le cinéma demandait à la foule de s’asseoir le visage tourné vers un seul écran. Le journal retenait aussi regard, la radio notre attention, sans possibilité d’échapper à l’autorité qu’ils exerçaient. Les mass media semblaient donc être dans le prolongement du fascisme.
La Commission pour le moral national (Committee for National Morale), qui donnait des conseils à la présidence en matière de propagande pour s’assurer de la solidarité de la population envers l’effort de guerre, était très soucieuse de ces enjeux. Elle rassemblait certains des plus grands chercheurs en sciences sociales de l’époque, ainsi que des artistes issus du mouvement Bauhaus. Ces gens imaginèrent des modèles de représentation qui devaient permettre de lier des images en préservant le principe d’égalité, sans tomber dans le piège d’une médiatisation hiérarchisée propre au fascisme.
A leurs yeux, le sujet démocratique se distinguait par sa capacité à exercer des choix. Pour le préserver de la menace fasciste, ils ont donc cherché à inventer des modèles médiatiques qui lui correspondent et qui soient davantage ouverts aux alternatives, à la collaboration. Les idées développées par ce groupe se diffuseront ensuite dans les années 1950 et 1960 dans les arts et la propagande. Et de là, ils ont rejoint l’ère psychédélique et ont préparé cette idéologie qui promet une communauté de consciences.
Remarquons cependant qu’aujourd’hui le réseau n’est plus pensé comme un outil pouvant créer des dispositions démocratiques chez l’individu. On le dit plutôt « social », en référence à Facebook, notamment. Le social est devenu l’endroit de collaboration où le soi peut s’affirmer. Et c’est maintenant la dimension politique qui est rejetée pour les mêmes raisons que l’on rejetait le fascisme dans les années 1930-1940, parce qu’il considérait comme étant purement hiérarchique, bureaucratique et poussant au conformisme.
Aujourd’hui la technologie ne cesse d’accroître son emprise sur nos vies. Cette difficulté a-t-elle été pensée dès les débuts de l’informatique ?
Oui, dès les années 1940, cette tendance s’installe. A l’époque, le fondateur de la cybernétique, Norbert Wiener, prédit que les systèmes d’information pourront bientôt modeler l’ensemble des comportements humains et robotiques. Voilà des machines capables de tout, dit-il. Dans les années 1960, les néo-communalistes font un pas de plus et estiment que la technologie n’est pas qu’une machine, mais un mode de vie.
———————————————-
A San Francisco, on voit apparaître un nouveau phénomène social, le « brogrammer » [jeu de mot entre « bro », de « brother », frère, ou mec, en argot américain et programmeur], le programmeur informatique macho qui est là pour faire du fric. Mais peut-être faut-il y voir la traduction d’une tendance déjà présente chez les néo-communalistes. Le troll, qui envenime le Web aujourd’hui avec ses remarques faites dans le seul but d’offenser et d’intimider, était déjà présent dans les communes. Les femmes, cibles par excellence des trolls, étaient déjà régulièrement humiliées dans ces communes, où le pouvoir était imposé par insinuation, comme cela se fait aujourd’hui en ligne.
Les valeurs cultivées dans la Silicon Valley sont-elles en train de changer ?
Je ne peux pas dire. Les idéaux des années 1960 sont adaptés à la réalité contemporaine. Mais nous assistons à des transformations rapides que l’on ne sait pas toujours interpréter. Certains secteurs d’activité disparaissent, de nouvelles façons de travailler et de se déplacer émergent. Par ailleurs, il faut aussi accepter le fait que le Web est un phénomène mondial, il ne peut donc pas y avoir une seule façon de voir Internet.
——————————————
Vous êtes très critique à l’égard des idéaux des années 1960-1970. Quels en ont été les apports positifs ?
L’insistance mise sur les différents modes d’être a permis l’expression d’identités plus variées. Les mouvements des droits civiques et des gays ont grandement profité de ce pluralisme. D’autant qu’il a été traduit dans des textes de loi. Quant aux réseaux sociaux, ils ne sont employés pour le moment qu’à des fins d’expression personnelle, sans que l’on prenne soin de retranscrire dans la loi les valeurs que l’on y défend. Le danger est donc de croire que les conversations menées sur les réseaux sociaux sont de la politique, ce qu’elles ne sont pas sur ces plateformes.
Professeur au département de communication à l’université Stanford (Californie), Fred Turner observe notamment le mépris dans lequel est tenu le politique par les acteurs de l’informatique.
Dans les années 1960, les hippies convergeaient vers San Francisco pour y vivre en marge de la société. Aujourd’hui, cette ville attire des geeks prêts à monétiser la moindre ligne de code. Comment s’est opérée cette transformation ?
Une filiation directe existe entre ces deux groupes. Le mouvement néo-communaliste, comme je l’appelle en référence à ses idéaux de vie en commune, a en effet profondément inspiré le monde de l’informatique. Leur ambition était de changer le monde, mais très marqués par la guerre du Vietnam, ils se méfiaient de l’Etat, qu’ils assimilaient au complexe militaro-industriel. Il n’y avait pas chez eux d’ambition politique, comme c’était le cas dans l’autre courant de la contre-culture américaine, plus proche de Mai 68.
La commune devait permettre de cultiver et partager un même état d’esprit, libéré des injonctions de la bureaucratie. Et ainsi, par cercles concentriques, petit à petit, cette communauté de valeurs pourrait s’étendre et changer le monde. Cette idée était au cœur de la contre-culture qui était florissante à San Francisco dès 1967.

La réalisation personnelle constituait le second pilier de cette utopie. L’individu était incité à s’affirmer et se construire au sein de cette commune, notamment par la création d’une petite entreprise, investie dans l’économie durable, ou par la prise de LSD pour arriver à une forme d’éveil spirituel.
Les néo-communalistes nourrissaient enfin un fort intérêt pour la technologie, notamment les systèmes stéréo, que chacun pouvait apprendre à transformer et à adapter en fonction de ses désirs.
Cependant, au début des années 1980, ce rêve s’était évanoui. Les communes des années 1960 s’étaient effondrées. La guerre du Vietnam ne s’était pas terminée avant 1972, et l’Etat était toujours aussi puissant. Pour un personnage comme Stewart Brand, créateur en 1968 de l’emblématique Whole Earth Catalog, qui visait à donner « accès aux outils » pour une vie plus respectueuse de l’environnement et en parfaite autonomie, l’échec était cuisant.
L’informatique est pourtant un outil qui émerge rapidement à partir de la fin des années 1970.
Oui, Stewart Brand a trouvé dans l’informatique le moyen de se réinventer. La lecture du livre du journaliste Steven Levy, The Hackers, fut une grande source d’inspiration pour lui. Paru en 1984, cet ouvrage est le premier à décrire la culture hacker. Stewart Brand va s’inscrire dans ce mouvement dans l’espoir de réaliser la communauté de consciences dont rêvait la contre-culture. L’informatique en serait le véhicule. Stewart Brand organise la première conférence de hackers en 1984 à San Francisco. L’événement ne réunit pas que des mordus d’informatique, mais aussi des hommes d’affaires, ainsi que d’anciens membres de la contre-culture.
Ces gens ne se connaissaient pas et venaient de milieux différents, ils ont malgré tout passé trois jours ensemble au bout desquels ils parlaient un langage commun. Les hackers sont à la mode, les branchés connaissent et utilisent les nouvelles technologies qui fourniront un modèle économique inédit.
Ces idées ont toujours cours. De la Silicon Valley émane aujourd’hui un discours selon lequel chacun peut s’affirmer et se réaliser grâce au réseau informatique. Devenir riche ou changer le monde sont une seule et même chose, la possibilité en est offerte à tous grâce aux nouvelles technologies. Ces valeurs sont désormais à ce point répandues que l’on en oublie leur origine
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“Devenir riche ou changer le monde sont une seule et même chose”
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Pouvez-vous nous donner un exemple de la manière dont se vit aujourd’hui cette contre-culture informatique ?————————————-
Le festival Burning Man, fondé en 1986, en est l’une des principales incarnations. Il s’agissait à l’origine d’un événement relativement anonyme qui se déroulait sur une plage à San Francisco où une silhouette en bois était enflammée. Aujourd’hui, près de 50 000 personnes y participent tous les ans. Une ville temporaire est construite pour l’occasion dans un désert du Nevada, chacun est invité à se déguiser et à réaliser un projet artistique. Ce festival est très populaire dans la Silicon Valley et à San Francisco, à tel point qu’il est déjà arrivé à Google de fermer ses portes pour permettre à ses salariés d’y participer. Eric Schmidt a notamment été embauché comme PDG de Google parce qu’il assiste à Burning Man.
C’est un endroit clé pour la diffusion et la réactualisation des valeurs de la contre-culture. Les projets artistiques sont très portés sur la high-tech, des gens y travaillent toute l’année avant de l’achever dans le désert, puis d’aller danser au son de la musique électronique déversée à Burning Man.
Comment les idées de la contre-culture se manifestent-elles dans les technologies que nous utilisons tous les jours ?
La contre-culture souhaitait le partage d’une même sensibilité, de mêmes énergies, de mêmes ondes afin de réorganiser la société grâce à ces puissances invisibles. Aujourd’hui, nos ordinateurs réalisent cette vision en ce qu’ils permettent de faire circuler de l’énergie et de l’information, et ainsi de mettre en relation presque tous les habitants de la planète. Mais surtout, la croyance aux pouvoirs bienfaisants de ces technologies est largement répandue. Kevin Kelly, l’un des cofondateurs du magazine Wired et de Whole Earth, y voit même l’œuvre de Dieu. Selon lui, Dieu a choisi de nous lier les uns aux autres par l’entremise de ces technologies.
Un idéal néo-communaliste prend forme et voit dans le réseau de distribution de l’information un moyen pour contourner l’appareil politique et bureaucratique, et ainsi en arriver à une communication sans médiation. Cette idéologie est bien présente chez Google.
Maintenant il faut se poser la question de savoir si cette entreprise exerce vraiment un pouvoir bienveillant. Je ne le crois pas. Mais Google arrive tout de même à profiter d’une image positive. C’est ce qui permet à ses patrons de trouver la sympathie de nombre d’internautes lorsqu’ils s’opposent à l’adoption de lois plus strictes pour encadrer Internet.
Les premières utopies informatiques ont-elles cherché à prévenir les problèmes aujourd’hui suscités par les nouvelles technologies ?
Non. Le déni était déjà courant dans les communes des années 1960-1970. Sous couvert d’amour libre, d’ouverture absolue à l’autre, d’égalité, ces groupes étaient incroyablement conservateurs. Car le contrôle social, affranchi de la bureaucratie, se fait grâce au charisme des uns, au conformisme social des autres. Les communes que j’ai étudiées étaient dominées par des hommes blancs issus de la classe moyenne supérieure. Il y avait très peu de mixité ethnique, non du fait d’une volonté claire en ce sens, mais plutôt un conformisme qui rejetait la différence, avec des réflexions du genre, « humm, ces gars-là sont pas cool… ». Les femmes étaient reléguées au rôle traditionnel de mère devant s’occuper des tâches ménagères et ne prenaient pas part aux discussions importantes que menaient les hommes.
Aussi lorsque ces mêmes hommes viennent aujourd’hui nous parler des progrès apportés par la technologie, il faut aussi entendre leur déni des tensions générées par les services qu’ils proposent. Cette attitude a une utilité pour eux, il permet de continuer de s’imposer dans un univers où la concurrence est très rude, la Silicon Valley.
Revenons à Google. Le menu à la cafétéria est extraordinaire, cependant, le personnel de cette dernière est très mal payé. Il se trouve qu’il est majoritairement latino. La plupart ne peuvent pas se payer une assurance santé. Est-ce que Google aborde la question des classes sociales ou raciale ? Est-ce que Google promeut une répartition plus équitable de la richesse ? Non. Certes, la plupart des grandes entreprises font de même, peu importe le secteur, mais leurs patrons ne mettent pas autant d’énergie à se présenter comme des idéalistes occupés à changer le monde.
Votre plus récent ouvrage traite de la période qui précède les années 1960. Une avant-garde intellectuelle s’interrogeait déjà sur l’interaction entre communication et technologie, mais, à la différence de la contre-culture, le projet qu’elle développe est profondément politique. Pouvez-vous nous en dire plus ?
Dans les années 1930 et 1940, la crainte du fascisme s’est emparée des Etats-Unis. Il n’était pas perçu uniquement comme un système politique, mais aussi comme un système social et médiatique. La conquête du pouvoir par Hitler s’appuyait, selon plusieurs intellectuels américains, sur sa maîtrise des médias de masse. Ces nouveaux outils empêchaient de penser, comme on le croyait alors, et exerçaient un pouvoir de fascination qui nous amenait à obéir, à se conformer, en captant notre attention. Le cinéma demandait à la foule de s’asseoir le visage tourné vers un seul écran. Le journal retenait aussi regard, la radio notre attention, sans possibilité d’échapper à l’autorité qu’ils exerçaient. Les mass media semblaient donc être dans le prolongement du fascisme.
La Commission pour le moral national (Committee for National Morale), qui donnait des conseils à la présidence en matière de propagande pour s’assurer de la solidarité de la population envers l’effort de guerre, était très soucieuse de ces enjeux. Elle rassemblait certains des plus grands chercheurs en sciences sociales de l’époque, ainsi que des artistes issus du mouvement Bauhaus. Ces gens imaginèrent des modèles de représentation qui devaient permettre de lier des images en préservant le principe d’égalité, sans tomber dans le piège d’une médiatisation hiérarchisée propre au fascisme.
A leurs yeux, le sujet démocratique se distinguait par sa capacité à exercer des choix. Pour le préserver de la menace fasciste, ils ont donc cherché à inventer des modèles médiatiques qui lui correspondent et qui soient davantage ouverts aux alternatives, à la collaboration. Les idées développées par ce groupe se diffuseront ensuite dans les années 1950 et 1960 dans les arts et la propagande. Et de là, ils ont rejoint l’ère psychédélique et ont préparé cette idéologie qui promet une communauté de consciences.
Remarquons cependant qu’aujourd’hui le réseau n’est plus pensé comme un outil pouvant créer des dispositions démocratiques chez l’individu. On le dit plutôt « social », en référence à Facebook, notamment. Le social est devenu l’endroit de collaboration où le soi peut s’affirmer. Et c’est maintenant la dimension politique qui est rejetée pour les mêmes raisons que l’on rejetait le fascisme dans les années 1930-1940, parce qu’il considérait comme étant purement hiérarchique, bureaucratique et poussant au conformisme.
Aujourd’hui la technologie ne cesse d’accroître son emprise sur nos vies. Cette difficulté a-t-elle été pensée dès les débuts de l’informatique ?
Oui, dès les années 1940, cette tendance s’installe. A l’époque, le fondateur de la cybernétique, Norbert Wiener, prédit que les systèmes d’information pourront bientôt modeler l’ensemble des comportements humains et robotiques. Voilà des machines capables de tout, dit-il. Dans les années 1960, les néo-communalistes font un pas de plus et estiment que la technologie n’est pas qu’une machine, mais un mode de vie.
———————————————-
“Dans les années 1960, les néo-communalistes estiment que la technologie n’est pas qu’une machine, mais un mode de vie.”
———————————————
Ce rappel m’amène à faire un constat sur la situation actuelle, deux
choses me semblent tout à fait inédites dans l’histoire de la
technologie. D’une part, l’arrivée de sommes d’argent colossales. Les
systèmes désormais en place se déploient à l’échelle de la planète et
permettent d’accumuler des milliards. D’autre part, l’Etat se montre
hautement préoccupé de ces questions. Dans les années 1960-1970, l’Etat
se moquait de ce que faisaient les néo-communalistes. Aujourd’hui,
l’Etat se montre prêt à suivre l’ensemble des interactions humaines,
puis à les modéliser, à des fins, dit-on, de sécurité. Des entreprises
privées peuvent en faire dans le but d’amasser des milliards. L’argent
et le pouvoir ont pris le dessus.———————————————
A San Francisco, on voit apparaître un nouveau phénomène social, le « brogrammer » [jeu de mot entre « bro », de « brother », frère, ou mec, en argot américain et programmeur], le programmeur informatique macho qui est là pour faire du fric. Mais peut-être faut-il y voir la traduction d’une tendance déjà présente chez les néo-communalistes. Le troll, qui envenime le Web aujourd’hui avec ses remarques faites dans le seul but d’offenser et d’intimider, était déjà présent dans les communes. Les femmes, cibles par excellence des trolls, étaient déjà régulièrement humiliées dans ces communes, où le pouvoir était imposé par insinuation, comme cela se fait aujourd’hui en ligne.
Les valeurs cultivées dans la Silicon Valley sont-elles en train de changer ?
Je ne peux pas dire. Les idéaux des années 1960 sont adaptés à la réalité contemporaine. Mais nous assistons à des transformations rapides que l’on ne sait pas toujours interpréter. Certains secteurs d’activité disparaissent, de nouvelles façons de travailler et de se déplacer émergent. Par ailleurs, il faut aussi accepter le fait que le Web est un phénomène mondial, il ne peut donc pas y avoir une seule façon de voir Internet.
——————————————
“Auparavant, mes étudiants me jugeaient trop pessimistes. Depuis l’affaire Snowden, ils me trouvent trop optimistes.”
—————————————–
Je remarque cependant une chose. Mes étudiants à Stanford ont changé.
Auparavant, ils me jugeaient trop pessimiste. Depuis l’affaire Snowden,
ils me trouvent trop optimistes.—————————————–
Vous êtes très critique à l’égard des idéaux des années 1960-1970. Quels en ont été les apports positifs ?
L’insistance mise sur les différents modes d’être a permis l’expression d’identités plus variées. Les mouvements des droits civiques et des gays ont grandement profité de ce pluralisme. D’autant qu’il a été traduit dans des textes de loi. Quant aux réseaux sociaux, ils ne sont employés pour le moment qu’à des fins d’expression personnelle, sans que l’on prenne soin de retranscrire dans la loi les valeurs que l’on y défend. Le danger est donc de croire que les conversations menées sur les réseaux sociaux sont de la politique, ce qu’elles ne sont pas sur ces plateformes.

Journaliste au Monde
http://www.lemonde.fr/pixels/article/2015/02/19/l-antipolitique-peche-originel-de-la-silicon-valley_4577534_4408996.htmlREAZIONE:LA NUOVA ERA SI DICHIARA ESTRANEO A QUESTO “ECLETTICISMO”.NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LE IDEE DEGLI ANNI SESSANTA E LA CONTRO-CULTURA NATURALMENTE,NE CON IL DESTINO ATTUALE DI QUELLI MOVIMENTI.(BASTA VEDERE IN QUESTE PAGINE LE MIE OPINIONI SULL’OPERATO DI EIRIC SMITH)(1)
LA NUOVA ERA NON FA POLITICA MA NON E’ ANTI-POLITICA,LA NUOVA ERA NON E’ FILOSOFIA,NE IDEOLOGIA E NON E’ RAPRESENTATA DA NESSUN MOVIMENTO SOCIALE.NON FA NE MENO PROSELITISMO E NON PRETENDE CADERE IN GRAZIA DI NESSUNO.LA NUOVA ERA E’ SOLO LA VISIONE DEL MONDO DEL PENSIERO SCIENTIFICO A SE STANTE.
E SE LA NUOVA ERA SEMBRA CONTESTUALE CON QUELLE IDEE DELLA COMUNICAZIONE DIRETTA PRESCINDENTE DEGLI APPARATI POLITICI E BUROCRATICI SARA PERCHE QUESTO E’ CON-NATURALE ALLA SUA ESSENZA SCIENTIFICO-TECNOLOGICA E QUALSIASI SOMMIGLIANZA A IDEE HIPPIES DEGLI ANNI ’60 IN AMERICA O QUELLE DEI MOVIMENTI DEL MAGGIO FRANCESE DEL ’68,O ALTRE DELLA CONTRO-CULTURA E’ SOLO COINCIDENZA.
(1)VEDIAMO UN PO’ PIU:SE I CULTORI DELLE IDEE DEGLI ANNI ’60 E I SUOI INSEGUITORI ATTUALI(GEEK)FOMENTASSERO LA NUOVA ERA ERIC SMITH NON SAREBBE MAI STATO ACETTATO NE MESSO ALLA TESTA DI GOOGLE CHE RAPRESENTA L’AVANGUARDIA DELL NUOVA ERA.QUESTO IN PARTENZA,MA COSA HA SUCCESSO DOPO?:SEMPLICE,QUELLI CULTORI E CONTINUATORI DELLE IDEE DELLA CONTRO-CULTURA DELLA SILICON VALLEY E DI GOOGLE,APPLE E ORA ANCHE MICROSOFT COME TUTTI,TUTTI QUELLI CHE FANNO TELECOMUNICAZIONI SI SONO CONVERTITI ALLA NUOVA ERA.E LA PROVA DI QUESTO L’ABBIAMO FACILMENTE:OGGI ERIC SMITH E’ STATO SEPARATO DELLA PARTE CREATIVA DI GOOGLE E NOMINATO AD UNA CARICA SIMBOLICA DOVE SI OCCUPA SOLO DELLA PARTE ECONOMICA,DELLE FINANZE INSOMMA.E IN QUESTO SENSO SI HA RIVELATO UN GRANDE FAUTORE DEL NEOLIBERALISMO PER QUI PIU CHE UN PRODOTTO DELLA CONTRO-CULTURA SI COMPORTA COME UN AGENTE DELLA CONTRO-RIFORMA.
SE SILLICON VALLEY,LA CALIFORNIA E LE TELECOMUNICAZIONI IN GENERE HANNO DECISO CONVERTIRSI ALLA VISIONE DEL MONDO DELLA NUOVA ERA,COME E’ SUCCESSO CON LA CINA,HONG KONG,UKRANIA ORIENTALE E TANTI ALTRI OPERATORI HIGH TECH STATATALI O PRIVATI GLOBALMENTE,BENVENUTI SIANO.
.
-VEDI QUESTO SCRITTO SULLA PUBBLICAZIONE ORIGINALE NEL MIO BLOG DEI FATTIINTERNI.
http://dottgiuseppeciancimino.bloog.it/faites-internes-1continuation-192.html
16 MARZO 2015:ATTUALIZAZZIONE
*13 MARZO 2015:LA NUOVA ERA GLOBALE DOMINA EGEMONICA
-SU LA STAMPA:
L’america insegna: si può risorgere
Meglio tardi che mai. Lunedì scorso l’industria della tecnologia
americana ha scalato un picco storico, rimarginando una ferita enorme
per i mercati e confermando il suo ruolo come uno dei motori
dell’economia mondiale: il Nasdaq, l’indice di borsa che ospita Apple,
Microsoft, Google e Facebook, è ritornato al di sopra dei 5000 punti per
la prima volta in quasi 15 anni. Sembra un numero come un altro, e non è
nemmeno un record, ma attenzione alle date. La prima e ultima volta che
il Nasdaq …continua
Francesco Guerrera
-
http://www.lastampa.it/2015/03/09/cultura/opinioni/editoriali/lamerica-insegna-si-pu-risorgere-UFEtRZmANxqQAgQ1BaU7rN/premium.html
-
REAZIONE:LA STAMPA NON METTE TUTTA QUESTA NOTA ONLINE,QUINDI NON
POSSO OFFRIRVILA COMPLETA MA BASTA QUESTO BRANO PER CAPIRE IL
MESSAGIO:L’IMPORTANZA DELLA NUOVA ERA.
APPLE(1),MICROSOFT(2),GOOGLE(3) E FACEBOOK(4) SONO TUTTE AZIENDE CHE
ATTUALMENTE DEVONO IL SUO SUCCESO INTERAMENTE ALLA NUOVA ERA E I SUOI
CONCETTI AL DI FUORI DEI QUALI NULLA SI CREA,SI FABBRICA O SI VENDE.IL
NASDAQ IL SUO INDICE IN BORSA QUOTA AL DI SOPRA DELL’ORO E IL
PETROLEO,BISOGNA AGGIUNGERE PIU?
L’INDUSTRIA DELLA TECNOLOGIA AMERICANA DELLE TELCOMUNICAZIONI E
L’AMERICA TUTTA PRIMA O POI DOVRA FARE QUESTO RICONOSCIMENTO ALLA NUOVA
ERA,A ME E ALLA SCIENZA E CULTURA EUROPEA.(NON ALL’UNIONE EUROPEA).
-
-ANESSO:PER CAPIRE TUTTO BASTA DARE UNA OCCIATA COMPLESSIVA SUL MIO BLOG DELLE AGGIORNAMENTI DELLE RIPERCUSSIONI PUBBLICHE DELLA MIA OPERA,CLICCA.
http://cianciminotortoici.blogspot.com
IN MODO PARTECOLAREGGIATO ALCUNI POST DI QUESTO BLOG:
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2011/08/legemonia-assoluta-della-nuova-era.html
(1)-APPLE:
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2010/06/oooo.html
https://docs.google.com/document/d/1aKXwZxLJOfUlVefwVRzQNWTV6mElR3hwo_flBTcd_wI/pub
https://docs.google.com/document/d/1aKXwZxLJOfUlVefwVRzQNWTV6mElR3hwo_flBTcd_wI/preview
(2)MICROSOFT:
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2011/04/dominio-egemonico-assoluto-della-nuova.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2011/02/egemonia-assoluta-della-nuova-erala.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2013/10/avviso-urgente-ai-lettori-sindacato.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2013/01/le-buggie-del-consensoe.html
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(3) GOOGLE:
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-
-ANESSO:PER CAPIRE TUTTO BASTA DARE UNA OCCIATA COMPLESSIVA SUL MIO BLOG DELLE AGGIORNAMENTI DELLE RIPERCUSSIONI PUBBLICHE DELLA MIA OPERA,CLICCA.
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IN MODO PARTECOLAREGGIATO ALCUNI POST DI QUESTO BLOG:
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(1)-APPLE:
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(2)MICROSOFT:
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2011/04/dominio-egemonico-assoluto-della-nuova.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2011/02/egemonia-assoluta-della-nuova-erala.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2013/10/avviso-urgente-ai-lettori-sindacato.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2013/01/le-buggie-del-consensoe.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2013/04/eppur-si-muove-galileo-di-fronte-al.html
(3) GOOGLE:
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2010/01/apoteosi-dellegemoniala-nuova-era.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2011/05/ex-googleora-vi-racconto-la-nuova-era.html
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(4)FACEBOOK:IO SONO L'INVENTORE DI TWITER E DI TUTTI I SOCIAL NETWORK,DI TUTTE LE RETI.QUESTO E' IL MOTIVO PERCHE NON SONO CONESSO A NESSUNA RETE,IO HO LA MIA PROPIA RETE:
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2009/03/buona-pasqua-2009.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2010/04/new-media-e-non-social-mediagrazie.html
http://cianciminotortoici.blogspot.com/2010/02/obama-e-il-corrierele-notizie-che-non.html
MI SAREBBE IMPOSSIBILE ELENCARE TUTTI GLI SCRITTI SULL'ARGOMENTO,SI DOVREBBE LEGGERE LE MIE PUBBLICAZIONI COMPLETE,MA FONDAMENTALMENTE SONO NEI MIEI DUE BLOG "RIPERCUSSIONE PUBBLICA DELLA MIA OPERA" E "FATTI INTERNI" CHE POTETE TROVARE IN QUESTI LINK:
http://cianciminotortoici.blogspot.com
http://dottgiuseppeciancimino.bloog.it/faites-internes-1continuation-201.html
http://spaziorealedottciancimino.over-blog.com/2015/04/faites-internes-1-continuation-331.html
-VEDI QUESTO SCRITTO NELLA PUBBLICAZIONE ORIGINALE SUL MIO BLOG DEI FATTI INTERNI:
http://dottgiuseppeciancimino.bloog.it/6263.html
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MI SAREBBE IMPOSSIBILE ELENCARE TUTTI GLI SCRITTI SULL'ARGOMENTO,SI DOVREBBE LEGGERE LE MIE PUBBLICAZIONI COMPLETE,MA FONDAMENTALMENTE SONO NEI MIEI DUE BLOG "RIPERCUSSIONE PUBBLICA DELLA MIA OPERA" E "FATTI INTERNI" CHE POTETE TROVARE IN QUESTI LINK:
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EPILOGO:PENSO SIA UN RICONOSCIMENTO GIUSTO E DOVEROSO E IN OGNI CASO MEGLIO CHE I BENEFICI DELLA NUOVA ERA VADANO A FINIRE NELLE TASCHE DEI NEOLIBERALI,TERRORISTI,GOVERNI GOLPISTI O POCO DEMOCRATICI E NELLE TROPPO GENEROSE RIDISTRIBUZIONI SANIATARIE E NON SOLO DI OBAMA VERSO MALVIVENTI ISPANICI E IMMIGRATI DI TUTTI I COLORI.
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-APPENDICE:
-23 MARZO 2014:CON IL NOBEL IN MENTE
Blogs

Rustom Ghazaleh sanctionné pour son opposition au rôle des Iraniens en Syrie ?
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-APPENDICE:
-23 MARZO 2014:CON IL NOBEL IN MENTE
Blogs

Rustom Ghazaleh sanctionné pour son opposition au rôle des Iraniens en Syrie ?
2 mars 2015
L’administration américaine, meilleure amie de l’Etat Islamique et de l’Iran
Firas KONTAR
citoyen Franco-syrien
A quoi joue l’administration américaine ? Commet-elle des erreurs de jugement répétées concernant la situation en Syrie et en Irak ?

Firas Kontar
Après quatre années de massacres continus, surgissant de nulle part, le Secrétaire d’Etat américain John Kerry a abattu, il y a une semaine, une carte aussi inattendue que cynique : “Il faudra bien négocier avec Bachar al-Assad”. Cette déclaration surprenante nous rappelle la proposition faite par ce même John Kerry, au lendemain du massacre chimique de la Ghouta de Damas, le 21 août 2013. Il avait alors proposé, en échange du renoncement de la communauté internationale à sanctionner le régime de Bachar al-Assad, que la Syrie déclare et remette à l’Organisation pour l’Interdiction des Armes Chimiques (OTAC) la totalité de son arsenal chimique. Depuis lors, en dépit de ses engagements, le régime ne s’est privé d’utiliser ni son arsenal d’armes létales – missiles, bombes-barils, bombes à fragmentation… -, ni ses bombes au chlore, considérées elles aussi comme des armes chimiques, ni l’arme de la privation de nourriture imposée à toutes les localités qui refusent de se soumettre, et ce malgré une décision de l’ONU (Résolution 2139 du 22 février 2014) concernant l’entrée et la distribution de l’aide alimentaire.
Comment pouvons-nous expliquer dans ces conditions que la première puissance au monde souhaite négocier avec un petit dictateur couvert de sang ? Les Etats-Unis sont-ils vraiment contraint de négocier avec Bachar al-Assad, et qu’ont-ils à y gagner ?
La “faiblesse des éléments modérés de la rébellion” serait la principale cause de ce revirement. C’est oublier que cette faiblesse est la conséquence directe d’un soutien très limité de la part des “Amis du peuple syrien”, Américains en tête, qui n’ont quasiment rien fait depuis le début du conflit pour équiper et structurer l’Armée syrienne libre. Le manque de moyens a poussé à la radicalisation une partie de la rébellion. Un certain nombre de rebelles qui avaient pris les armes ont rejoint l’Etat Islamique, qui, lui, dispose de véritables moyens. Pour autant, devons-nous nous en remettre à Bachar al-Assad comme le propose l’administration américaine ? Contrairement aux idées reçues, la rébellion modérée continue d’avancer sur plusieurs fronts, notamment autour d’Alep, où les positions sont consolidées et où la rébellion grignote du terrain à l’Etat Islamique et au régime.
Autre point essentiel, Bachar al-Assad ne tient plus aujourd’hui que par le soutien des Iraniens. Il n’a jamais été aussi faible qu’à présent. Quatre années de guerre et de défections, y compris la fuite d’un premier ministre en exercice, ont considérablement affaibli son régime, son armée et ses services de renseignement. Il suffit de connaître un peu la situation sur le terrain pour savoir que, si al-Assad continue de contrôler aujourd’hui une partie – un peu moins de la moitié… – du territoire de son pays, il le doit uniquement à la présence de miliciens chiites irakiens, du Hezbollah libanais et des réfugiés afghans transférés en Syrie par l’Iran. Profitant de la misère des derniers, les mollahs iraniens les ont embauchés pour une bouchée de pain et ils les envoient participer à une guerre qui n’est pas la leur, uniquement pour soutenir leurs alliés syriens.
La majorité des frontières syriennes ne sont plus contrôlées par le régime. Penser que les services de renseignement occidentaux peuvent lutter contre le terrorisme en renouant avec les services de Bachar al-Assad, c’est se bercer d’illusions. Les règles du jeu ont changé depuis l’époque où le régime syrien collaborait – non sans réserve et au coup par coup – avec l’Occident après la guerre d’Irak. La porte d’entrée des réseaux djihadistes dans ce pays se trouvait alors en Syrie. Damas recrutait, formait et armait ces combattants. Elle les contrôlait et elle s’en servait comme monnaie d’échange. La libération par le régime de milliers de djihadistes, au début de la révolution, était destinée à effrayer l’Occident. Elle a contribué à renforcer leurs réseaux, loin du contrôle et de la surveillance du pouvoir en place. La perte du contrôle des frontières et les défections dans l’armée et les services de sécurité ne permettent plus à Bachar al-Assad de prétendre lutter contre le terrorisme islamiste, qu’il n’a d’ailleurs cessé de renforcer, non seulement à travers les libérations massives de djihadistes, mais également par ses bombardements qui ménagent l’Etat islamique pour se concentrer sur l’Armée libre et sur les zones civiles. Enfin, pouvons-nous sincèrement imaginer que Bachar al-Assad pourra gagner la guerre qu’il a déclarée à son peuple ? Toute une génération de Syriens a grandi, au cours des quatre années écoulées, avec le rêve de poursuivre et de conduire à son terme la confrontation dans laquelle le régime les a entraînés. La multiplication des victimes, qui se comptent aujourd’hui par centaines de milliers, n’a fait qu’apporter de nouveaux combattants aux rangs de la rébellion et des groupes djihadistes. Bachar al-Assad n’est plus un facteur de stabilité, si tant est qu’il l’ait jamais été. Il incarne le chaos qu’il avait promis dès le début du soulèvement.
Pourquoi, dès lors, remettre en selle un régime tyrannique à l’agonie ?
Il faut comprendre le changement de stratégie prôné par l’équipe d’Obama. Pour assurer, en 2011, dans des conditions de sécurité satisfaisante le retrait d’Irak de l’armée américaine, Washington a trouvé dans l’Iran un élément de stabilité régionale, les monarchies du Golf n’étant plus les alliés inconditionnels de l’administration américaine. A travers le premier ministre irakien, le chiite Nouri al-Maliki, l’Iran est devenu le véritable maître de l’Irak. La politique sectaire et fortement discriminatoire de leur protégé a jeté tout un pan de la société irakienne en direction de l’Etat islamique. Tout suggère que les Etats-Unis s’apprêtent à agir de la même façon en Syrie, où Bachar al-Assad n’est guère plus aujourd’hui que le “chargé d’affaires” des mollahs iraniens sur le territoire syrien. Ce n’est donc pas par hasard que, dans son rapport annuel remis récemment au Sénat américain, James Clapper, directeur du Renseignement national, a préconisé de retirer l’Iran et le Hezbollah de la liste des menaces terroristes. Les Américains espèrent ainsi faire d’une pierre deux coups : déléguer la lutte contre Da’ech à l’Iran et parvenir à un accord sur le nucléaire iranien. La zone d’influence iranienne s’étendrait donc de la Méditerranée à la frontière pakistanaise. Cette hégémonie et le contrôle des axes pétroliers et gaziers amèneraient l’Iran à renoncer à poursuivre l’acquisition de la bombe nucléaire. La présence et la menace iranienne sur la région permettraient aux Américains de continuer à vendre massivement aux monarchies pétrolières du Golf les produits de leurs industries militaires…
Tout le monde le sait : faire de l’Iran le gendarme du Moyen-Orient ne réglera en rien les problèmes. L’administration Obama n’est pas stupide. Mais elle pense que, si le conflit risque de durer entre chiites et sunnites, les risques de le voir déborder et affecter les Etats-Unis restent minimes. Surtout en contrepartie des avantages attendus de cette situation : un prix du pétrole au plus bas, des ventes massives d’armes et matériels militaires, et un accord sur le nucléaire iranien.
La souffrance des peuples et leur droit à la liberté, à la dignité et à l’autodétermination n’intéressent pas Barack Obama. Ils n’intéressaient pas davantage son prédécesseur George Bush. Mais lui, au moins, n’avait pas à défendre une image de Prix Nobel de la Paix…
http://syrie.blog.lemonde.fr/2015/03/22/ladministration-americaine-meilleure-amie-de-letat-islamique-et-de-liran/
REAZIONE:CONNIVENZA CON IL TERRORISMO?
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3 APRILE 2015:ATTUALIZAZIONE
Il Tar aveva accolto il ricorso presentato dai No Muos contro
l’antenna Usa. Il provvedimento per violazione del vincolo paesaggistico
di inedificabilità assoluta presente in una riserva naturale, al quale
sono sottoposte anche le costruzioni di carattere militare

No Muos, attivisti sulle antenne: “Persa una battaglia, non la guerra” Navigazione per la galleria fotografica
“Anche la procura ci difende. E’ la notizia che aspettavamo, rende
giustizia a chi ha lottato in questi anni per fermare il Muos, sono
contento e anche i cittadini di Niscemi lo sono”, dice il sindaco di
Niscemi, Franco La Rosa dopo il sequestro dell’impianto. “Abbiamo sempre
riposto fiducia nella magistratura, un pò meno nella politica, a cui
chiediamo di fare passi indietro, bloccare il Muos e trasferirlo in una
zona senza abitanti. Al posto dell’impianto satellitare spero che venga
realizzato un ecomuseo delle Scienze, che attragga turisti qui a
Niscemi”. Poi riferendosi alla manifestazione nazionale il programma il 4
aprile a Niscemi, il sindaco dice: “Sarà una giornata di festa,
passeggeremo nella Sughereta, respirando i profumi della natura”.
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-VIDEO SOSPESO:Muos, le antenne in funzione dopo la sentenza e la rabbia degli attivisti
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Sulla realizzazione del Muos e sul pericolo per ambiente e salute degli abitanti della Sicilia sud-orientale da anni sono in corso polemiche, con posizioni assolutamente contrastanti. Da Sigonella l’ufficio stampa stazione aeronavale della marina Usa fa sapere di “prendere atto della decisione della Procura” ribadendo che “ogni nostra azione avviene nel pieno rispetto della normativa italiana” e “augurando una rapida risoluzione del contenzioso per garantire un efficace sistema di comunicazione finalizzato alla difesa”. I militari statunitensi ribadiscono “la piena disponibilità alle autorità e al territorio per qualunque chiarimento” e ricordano come “ripetuti studi effettuati dalle autorità sanitarie italiane competenti hanno dimostrato l’assenza di rischi ambientali e alla salute collegati a questa installazione”.
Muos, no alle antenne: le donne “bruciano” Obama e Renzi
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citoyen Franco-syrien
A quoi joue l’administration américaine ? Commet-elle des erreurs de jugement répétées concernant la situation en Syrie et en Irak ?

Firas Kontar
Après quatre années de massacres continus, surgissant de nulle part, le Secrétaire d’Etat américain John Kerry a abattu, il y a une semaine, une carte aussi inattendue que cynique : “Il faudra bien négocier avec Bachar al-Assad”. Cette déclaration surprenante nous rappelle la proposition faite par ce même John Kerry, au lendemain du massacre chimique de la Ghouta de Damas, le 21 août 2013. Il avait alors proposé, en échange du renoncement de la communauté internationale à sanctionner le régime de Bachar al-Assad, que la Syrie déclare et remette à l’Organisation pour l’Interdiction des Armes Chimiques (OTAC) la totalité de son arsenal chimique. Depuis lors, en dépit de ses engagements, le régime ne s’est privé d’utiliser ni son arsenal d’armes létales – missiles, bombes-barils, bombes à fragmentation… -, ni ses bombes au chlore, considérées elles aussi comme des armes chimiques, ni l’arme de la privation de nourriture imposée à toutes les localités qui refusent de se soumettre, et ce malgré une décision de l’ONU (Résolution 2139 du 22 février 2014) concernant l’entrée et la distribution de l’aide alimentaire.
Comment pouvons-nous expliquer dans ces conditions que la première puissance au monde souhaite négocier avec un petit dictateur couvert de sang ? Les Etats-Unis sont-ils vraiment contraint de négocier avec Bachar al-Assad, et qu’ont-ils à y gagner ?
La “faiblesse des éléments modérés de la rébellion” serait la principale cause de ce revirement. C’est oublier que cette faiblesse est la conséquence directe d’un soutien très limité de la part des “Amis du peuple syrien”, Américains en tête, qui n’ont quasiment rien fait depuis le début du conflit pour équiper et structurer l’Armée syrienne libre. Le manque de moyens a poussé à la radicalisation une partie de la rébellion. Un certain nombre de rebelles qui avaient pris les armes ont rejoint l’Etat Islamique, qui, lui, dispose de véritables moyens. Pour autant, devons-nous nous en remettre à Bachar al-Assad comme le propose l’administration américaine ? Contrairement aux idées reçues, la rébellion modérée continue d’avancer sur plusieurs fronts, notamment autour d’Alep, où les positions sont consolidées et où la rébellion grignote du terrain à l’Etat Islamique et au régime.
Autre point essentiel, Bachar al-Assad ne tient plus aujourd’hui que par le soutien des Iraniens. Il n’a jamais été aussi faible qu’à présent. Quatre années de guerre et de défections, y compris la fuite d’un premier ministre en exercice, ont considérablement affaibli son régime, son armée et ses services de renseignement. Il suffit de connaître un peu la situation sur le terrain pour savoir que, si al-Assad continue de contrôler aujourd’hui une partie – un peu moins de la moitié… – du territoire de son pays, il le doit uniquement à la présence de miliciens chiites irakiens, du Hezbollah libanais et des réfugiés afghans transférés en Syrie par l’Iran. Profitant de la misère des derniers, les mollahs iraniens les ont embauchés pour une bouchée de pain et ils les envoient participer à une guerre qui n’est pas la leur, uniquement pour soutenir leurs alliés syriens.
La majorité des frontières syriennes ne sont plus contrôlées par le régime. Penser que les services de renseignement occidentaux peuvent lutter contre le terrorisme en renouant avec les services de Bachar al-Assad, c’est se bercer d’illusions. Les règles du jeu ont changé depuis l’époque où le régime syrien collaborait – non sans réserve et au coup par coup – avec l’Occident après la guerre d’Irak. La porte d’entrée des réseaux djihadistes dans ce pays se trouvait alors en Syrie. Damas recrutait, formait et armait ces combattants. Elle les contrôlait et elle s’en servait comme monnaie d’échange. La libération par le régime de milliers de djihadistes, au début de la révolution, était destinée à effrayer l’Occident. Elle a contribué à renforcer leurs réseaux, loin du contrôle et de la surveillance du pouvoir en place. La perte du contrôle des frontières et les défections dans l’armée et les services de sécurité ne permettent plus à Bachar al-Assad de prétendre lutter contre le terrorisme islamiste, qu’il n’a d’ailleurs cessé de renforcer, non seulement à travers les libérations massives de djihadistes, mais également par ses bombardements qui ménagent l’Etat islamique pour se concentrer sur l’Armée libre et sur les zones civiles. Enfin, pouvons-nous sincèrement imaginer que Bachar al-Assad pourra gagner la guerre qu’il a déclarée à son peuple ? Toute une génération de Syriens a grandi, au cours des quatre années écoulées, avec le rêve de poursuivre et de conduire à son terme la confrontation dans laquelle le régime les a entraînés. La multiplication des victimes, qui se comptent aujourd’hui par centaines de milliers, n’a fait qu’apporter de nouveaux combattants aux rangs de la rébellion et des groupes djihadistes. Bachar al-Assad n’est plus un facteur de stabilité, si tant est qu’il l’ait jamais été. Il incarne le chaos qu’il avait promis dès le début du soulèvement.
Pourquoi, dès lors, remettre en selle un régime tyrannique à l’agonie ?
Il faut comprendre le changement de stratégie prôné par l’équipe d’Obama. Pour assurer, en 2011, dans des conditions de sécurité satisfaisante le retrait d’Irak de l’armée américaine, Washington a trouvé dans l’Iran un élément de stabilité régionale, les monarchies du Golf n’étant plus les alliés inconditionnels de l’administration américaine. A travers le premier ministre irakien, le chiite Nouri al-Maliki, l’Iran est devenu le véritable maître de l’Irak. La politique sectaire et fortement discriminatoire de leur protégé a jeté tout un pan de la société irakienne en direction de l’Etat islamique. Tout suggère que les Etats-Unis s’apprêtent à agir de la même façon en Syrie, où Bachar al-Assad n’est guère plus aujourd’hui que le “chargé d’affaires” des mollahs iraniens sur le territoire syrien. Ce n’est donc pas par hasard que, dans son rapport annuel remis récemment au Sénat américain, James Clapper, directeur du Renseignement national, a préconisé de retirer l’Iran et le Hezbollah de la liste des menaces terroristes. Les Américains espèrent ainsi faire d’une pierre deux coups : déléguer la lutte contre Da’ech à l’Iran et parvenir à un accord sur le nucléaire iranien. La zone d’influence iranienne s’étendrait donc de la Méditerranée à la frontière pakistanaise. Cette hégémonie et le contrôle des axes pétroliers et gaziers amèneraient l’Iran à renoncer à poursuivre l’acquisition de la bombe nucléaire. La présence et la menace iranienne sur la région permettraient aux Américains de continuer à vendre massivement aux monarchies pétrolières du Golf les produits de leurs industries militaires…
Tout le monde le sait : faire de l’Iran le gendarme du Moyen-Orient ne réglera en rien les problèmes. L’administration Obama n’est pas stupide. Mais elle pense que, si le conflit risque de durer entre chiites et sunnites, les risques de le voir déborder et affecter les Etats-Unis restent minimes. Surtout en contrepartie des avantages attendus de cette situation : un prix du pétrole au plus bas, des ventes massives d’armes et matériels militaires, et un accord sur le nucléaire iranien.
La souffrance des peuples et leur droit à la liberté, à la dignité et à l’autodétermination n’intéressent pas Barack Obama. Ils n’intéressaient pas davantage son prédécesseur George Bush. Mais lui, au moins, n’avait pas à défendre une image de Prix Nobel de la Paix…
http://syrie.blog.lemonde.fr/2015/03/22/ladministration-americaine-meilleure-amie-de-letat-islamique-et-de-liran/
REAZIONE:CONNIVENZA CON IL TERRORISMO?
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3 APRILE 2015:ATTUALIZAZIONE
2 APRILE 2015:MOUS,GIUSTIZIA RESTITUISCE L’AUTONOMIA SICILIANA
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-SU LA REPUBBLICA:

Muos, procura di Caltagirone sequestra l’impianto satellitare americano

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-VIDEO SOSPESO:Muos, le antenne in funzione dopo la sentenza e la rabbia degli attivisti
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Sulla realizzazione del Muos e sul pericolo per ambiente e salute degli abitanti della Sicilia sud-orientale da anni sono in corso polemiche, con posizioni assolutamente contrastanti. Da Sigonella l’ufficio stampa stazione aeronavale della marina Usa fa sapere di “prendere atto della decisione della Procura” ribadendo che “ogni nostra azione avviene nel pieno rispetto della normativa italiana” e “augurando una rapida risoluzione del contenzioso per garantire un efficace sistema di comunicazione finalizzato alla difesa”. I militari statunitensi ribadiscono “la piena disponibilità alle autorità e al territorio per qualunque chiarimento” e ricordano come “ripetuti studi effettuati dalle autorità sanitarie italiane competenti hanno dimostrato l’assenza di rischi ambientali e alla salute collegati a questa installazione”.
Muos, no alle antenne: le donne “bruciano” Obama e Renzi
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http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/04/01/news/muos_procura_di_caltagirone_sequestra_l_impianto_satellitare_americano-110979625/?ref=HREC1-30
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REAZIONE:LA GIUSTIZIA RESTITUISCE L’AUTORITA ALL’AUTONOMIA SICILIANA
CHE CROCIETTA AVEVA CALPESTATO SOTTOMETTENDOSI ALLA LOBY DI ROMA ALLORA
GESTITA DAL PRO-LEGHISTA MONTI.NE PIU,NE MENO.